«Ma cosa fate, ci rubate i parlamentari? Ma che alleati siete?». È metà pomeriggio a Montecitorio quando il deputato M5S Stefano Buffagni incontra l’ex ministri dem Graziano Delrio, e non gliele manda a dire. Motivo della contesa è il passaggio della pentastellata Angela Ianaro nel gruppo dem, con relativa irritazione dei grillini. «E noi cosa c’entriamo, siete stati voi a metterla alla porta», ribatte Delrio, con Buffagni che non cede e dice che «per mesi lei ha provato a entrare nella Lega…».

L’episodio s’inserisce in una dialettica tra M5S e Pd che va avanti ormai da tempo, in un dialogo tra alleati/ nemici che fatica a evolversi in vista delle Politiche 2023. «Non commento la scelta della collega Ianaro, ma diciamo che ci sono delle minime regole di rispetto tra le forze politiche per far funzionare un’alleanza, specialmente in vista del momento storico e delle sfide che ci aspettano», spiega riferendosi al Pd Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura e capo delegazione 5 Stelle al governo.

I motivi del passaggio di Ianaro dal M5S al Pd li spiega lei stessa in un post sui social. «Vado via perché sento di non riconoscere e non riconoscermi nel M5S - scrive la deputata - Vado via perché, nel tempo, il senso di solitudine e di vuoto sono divenuti incolmabili: era iniziato tutto con un sogno, quello di riuscire a far dialogare scienza e politica, aprendo le porte del Parlamento ai tanto vituperati temi della ricerca scientifica ma quella luce che ha illuminato finora le mie azioni all’interno del Movimento si è affievolita».

Un dettaglio non è sfuggito agli addetti ai lavori, cioè il ringraziamento al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, oppositore interno del leader Giuseppe Conte, «per il suo costante supporto», confermandogli «stima, affetto e sostegno in un momento difficile come quello che stiamo affrontando con la guerra in Ucraina».

Ianaro è la quarta deputata eletta nel M5S a passare col Pd, in questa legislatura. Prima di lei avevano preso la stessa decisione Santi Cappellani, Paolo Lattanzio e Michele Nitti. Un passaggio tra grillini e dem c’è stato anche al Senato, dove Gianni Marilotti ha aderito al gruppo Pd dopo una militanza nel gruppo Misto, nelle Autonomie e nel mitico gruppo “Europeisti- Maie- Centro democratico”, creato ai tempi del tentativo di mettere in piedi il Conte ter e poi sciolto per ovvi motivi.