Quello appena trascorso è stato il fine settimana della pace, almeno apparente, nella coalizione di centrosinistra che si appresa a giocare la più importante delle partite alle Regionali d’autunno: quella in Campania. Al lancio della campagna elettorale dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, che sfida il viceministro della Difesa Edmondo Cirielli, di FdI, c’era tutto il ghota del centrosinistra campano, compreso il presidente uscente Vincenzo De Luca e il figlio Piero, di recente nomina a segretario regionale del Pd. E del Pd c’era pure la segretaria, Elly Schlein, con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi a fare da cerimoniere. Ed è stato, soprattutto, il weekend della stretta di mano tra De Luca e Fico, che dopo essersi fatti la guerra per anni ora pare abbiano finalmente deposto le armi quantomeno per queste ultime tre settimane di campagna elettorale.

E a conti fatti, la guerra l’ha vinta da De Luca. Che non ha potuto correre per un terzo mandato, come da regolamento, ma che ha ottenuto tutto ciò che aveva chiesto perché desse il via libera alla candidatura di Fico. E cioè la segreteria regionale per il figlio Piero, una propria lista che ha come nome “A testa alta” e il riconoscimento di quanto fatto nei dieci anni alla guida della Campania anche di chi gli ha fatto la più dura opposizione, e cioè lo stesso Fico. «Lo sto dicendo da sempre: tutto ciò che ha funzionato deve essere valorizzato e continuato, poi è chiaro che è un punto di partenza e non di arrivo e andiamo avanti a fare ancora meglio», ha detto l’ex presidente della Camera tra i gongolamenti di De Luca. Il quale nel giro di ventiquattr’ore si è preso pure i complimenti di Schlein, cioè colei che alla prima uscita da segretaria dem aveva tuonato contro «cacicchi e capibastone» con chiaro riferimento al presidente della Campania.

Un astio ricambiato con piacere da De Luca, tanto da scrivere un libro dal titolo inequivocabile: Nonostante il Pd. «Siamo partiti non da zero ma dagli sforzi straordinari di Vincenzo De Luca e della sua squadra: ricordiamo la situazione lasciata 10 anni fa dalla destra che ha l’ipocrisia di parlare della sanità, su cui abbiamo grandi ambizioni, 10 ospedali da costruire, la medicina territoriale, non accettiamo parole su sanità da governo Giorgia Meloni», ha detto Schlein lasciando intendere, che almeno per le prossime tre settimane, è bene lasciare le spade nelle fodere.

Anche perché se è vero che i sondaggi danno il centrosinistra in vantaggio, tale superiorità si è via via ridotta nel corso del tempo, e a ciò contribuisce forse anche la fuga dei deluchiani verso il centrodestra. Da settimane ormai esponenti di spicco del cerchio magico del presidente uscente vanno dicendo che quella messa in piedi da Conte e Schlein è una coalizione a trazione M5S che del governo De Luca ha ben poco, e per questo è meglio fare le valigie. Da par suo l’ex “sceriffo di Salerno” si tiene stretti i collaboratori più fidati come Mario Casillo, capogruppo uscente del Pd in Regione, e Fulvio Bonavitacola, vice in giunta di De Luca e tra i papabili assessori di Fico in caso di vittoria del campo largo alle elezioni.

Ma lo “spauracchio” di un ribaltone comunque si avverte, ed è per questo che Fico ha iniziato un tour che lo porterà nelle prossime settimane a toccare tutte le province campane e le zone più difficoltose, come Caivano e la Terra dei fuochi. «La sicurezza è un intervento ampio a 360 gradi e investire su un nuovo progetto culturale che non sia solo quello che la Meloni chiama modello Caivano», ha spiegato ieri parlando a margine di un appuntamento elettorale della questione sicurezza e devianza giovanile. Un problema che si è riproposto anche nell’ultimo fine settimana, con l’omicidio di un diciottenne a Boscoreale nel Napoletano e il ferimento di un 16enne a Napoli. «La sicurezza riguarda la scuola e l’apertura pomeridiana a tempo pieno delle scuole ha detto Fico - La sicurezza riguarda lo sport, la sicurezza riguarda il rafforzamento dei comuni che tramite assistenti sociali e psicologici possono stare vicino alle famiglie: la sicurezza riguarda investimenti in cultura, riguarda la povertà educativa che noi abbiamo, che possiamo combattere tramite un esercito di insegnanti che possono lavorare in questi territori». La sfida è lanciata, il campo largo in Campania sembra ( finalmente) aver trovato la pace interiore.