Volano gli stracci tra le opposizioni dopo la bocciatura, da parte del Senato, della mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle contro la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. La mozione è stata respinta con 111 voti contrari e 67 favorevoli, dopo un’accesa discussione tra i gruppi e l’intervento in Aula della stessa esponente di Fdi.

«Ho detto la verità e chi dice il contrario mente sapendo di mentire», ha commentato Santanchè poco prima del voto. Per poi parlare di «bellissima giornata» all’uscita dell’Aula, mentre Pd, M5S e Avs si leccavano le ferite. E mentre il segretario di Azione, Carlo Calenda, attaccava i grillini giustificando il non voto da parte del terzo polo. «Complimenti al M5S per questa “bellissima giornata” regalata alla Ministra Santanchè - ha scritto Calenda su twitter - Spero che abbiano avuto in cambio qualche Vicedirettore Rai, altrimenti questo assist a Giorgia Meloni davvero non si spiega». La risposta pentastellata non si è fatta attendere. «Vergognoso il voto della maggioranza, parimenti vergognoso il comportamento di Azione e Italia Viva che sono usciti dall’Aula». Con tanto di controrisposta di Calenda, secondo il quale «vergognoso è il regalo che avete fatto a Meloni e Santanchè, che oggi esce rafforzata dalla vostra sconfitta prevista e prevedibile». Il tutto, secondo il leader di Azione, «per poter agitare una bandierina, bucata».

In ogni caso, Santanchè è stata difesa dall’intera maggioranza, con la forzista Licia Ronzulli che ha parlato di «garantismo», e il leghista Massimiliano romeno che definisce «un’operazione fantastica» la mozione di sfiducia, che «rafforza Santanchè e Meloni». Sulla stessa lunghezza d’onda Fdi. «Respingiamo completamente questo tentativo di infangare e di screditare il lavoro del ministro Santanchè in quanto tale e di tutto il governo», ha detto in dichiarazione di voto il capogruppo Lucio Malan.

Sul piede di guerra lo stesso M5S, che con il leader Giuseppe Conte ha descritto la ministra come «incompatibile con il ruolo istituzionale» e come «complici» Azione e Iv, rei di aver «disertato», e il Pd, che ha affidato le dichiarazioni di voto a Walter Verini. «Non chiediamo le dimissioni per questioni penali ma per motivi di opportunità - ha detto l’esponente dem in Aula - Non riusciamo a capacitarci che possiate votare contro la mozione di sfiducia, respingendola vi assumete una grave responsabilità, sarebbe stato meglio fare un passo indietro, che torniamo a chiederle di fare». Risposta negativa.