Più che su Virginia Raggi, prima candidata e poi sindaca di Roma, gli strali delle opposizioni sono in questi mesi diluviati sulle sue frequentazioni, oppure sui nomi da lei scelti e poi sempre difesi a spada tratta. E a dare la stura è stato proprio quello dell'avvocato Pieremilio Sammarco, l'uomo che ha interposto i propri buoni uffici per chiedere a Raffaele De Dominicis di assumere l'onerosa carica di assessore al Bilancio a Roma e che è stato per alcuni anni il "principale" dell'avvocatessa Raggi. Su di lui, il magistrato in pensione che sostituirà il quasi onnipotente Minenna, c'è in realtà poco da obiettare. La biografia e le prese di posizione lo rendono ideale per l'M5S. In realtà ben più di Minenna che vantava doti notevoli ma dal punto di vista delle posizioni politiche era molto meno omogeneo al Movimento di quanto non sia il successore.Il problema è che ad alzare il telefono non è stata la sindaca ma l'avvocatone, titolare di uno studio coi fiocchi a Roma e soprattutto amico di Cesare Previti. Che sia l'avvocato di Cesarone, come vuole la vulgata-killer, è falso. Pieremilio, come la sindaca, è un civilista. Penalista è il fratello Alessandro. E' vero che quest'ultimo figurava tra i consulenti dello studio del fratello e che il nome è stato tolto dal sito internet giusto in coincidenza con la candidatura di Virginia a Roma, ma la furbata, data una certa tendenza all'accoltellamento spiccio molto in voga nella politica e sui giornali, è tutto sommato comprensibile.Resta il fatto che, senza tirare in mezzo Previti, il Losco per eccellenza, quello è l'ambiente in cui Virginia Raggi ha vissuto per anni e in quell'ambiente ha amicizie e persone di cui si fida. E' un ambiente di destra, però sarebbe il caso di deporre l'abitudine perversa di bollare le persone in base alle loro amicizie personali o professionali.Un po' diverso è il caso quando, si sussurra su consiglio di quei medesimi amici legulei, spunta fuori un nome come quello di Raffaele Marra. Perché quelle di Marra non sono state frequentazioni ma rapporti politici stretti: con Gianni Alemanno, quando era ministro dell'Agricoltura, con Franco Panzironi quando guidava l'agenzia per lo sviluppo ippico, con entrambi, di nuovo, al Campidoglio, con Alemanno sindaco, Pazironi direttore generale Ama e Massimo Carminati ad approfittare a man bassa di cotante amicizie, certo con reciproco vantaggio. La permanenza di Marra al Campidoglio nero dura poco. Un paio d'anni e veleggia verso mamma Rai come consulente del dg Masi. Irrequieto, si sposta di nuovo in tempi record, stavolta alla Regione dove comanda Renata Polverini. Resta fino al cambio della guardia con Zingaretti, poi ripara di nuovo al Comune.Che c'è di strano? «Sono un professionista, un dirigente pubblico», replica lui, e Di Maio, sia pur evitando riferimenti diretti, offre l'argomentazione adatta: «Chi ha operato bene, anche in altre forze politiche, può e deve essere coinvolto». Sacrosanto, per carità, ma con una certa attenzione a quel confine labile, però determinante, che separa «chi ha operato bene in altre forze politich» dagli uomini e dalle donne per tutte le stagioni. Specialmente quando i frutti di quell'ottimo operare non è che sia proprio facile indicarli.Paola Muraro, l'ultimo dei nomi che stanno rendendo il percorso di Virginia una via crucis, non ha niente a che spartire con il dannato studio Sammarco. Eppure tra tutte le ombre, alcune reali, molte immaginate da una stampa ostile, che gravano sulla giunta a cinque stelle proprio lei, l'assessora, appare la meno difendibile. Prende un sacco di soldi, e i nemici della Raggi ci sono andati a nozze, ma i problemi seri sono altri. Prendersela con i vertici Ama, e con che toni!, per esempio ci può stare, forse ci deve stare. Un po' meno però se a puntare l'indice è chi per una dozzina d'anni è stata consulente di punta di quella stessa vituperata Ama. Proporre di usare il tritovagliatore di Rocca Cencia, proprietà Colari cioè Cerroni, può essere un modo disperato di fronteggiare un'emergenza, anche se è caro arrabbiato e arcaico. Però desta qualche dubbio in più se a proporlo è un'indagata sospetta di aver supportato una truffa della stessa Colari, quella per cui l'azienda del Supremo Manlio denunciava e si faceva pagare per una quantità di rifiuti parecchio superiore a quelli trattati davvero.E ancora, in uno scontro all'arma bianca, macché a calci e morsi, come quello che ha opposto l'assessora all'allora presidente Ama Fortini non si possono prendere per oro colato le accuse mosse dal presidente già dimissionario all'assessora. Ma neppure si può fingere di non vedere che a quelle accuse, che riguardavano assunzioni oscure e addirittura manomissioni e scambi di persone in un'inchiesta, l'assessora ha preferito non rispondere.Virginia Raggi è una presenza scomoda per moltissimi: buona parte della canea che viene sollevata contro di lei un giorno sì e l'altro pure si spiega così. Ma certo un po' di trasparenza in più, nei fatti oltre che negli slogan, magari ci vorrebbe.