Sembra uno di quei western in cui tengono tutti la pistola puntata contro l’altro, con l’intenzione di scongiurare la carneficina ma al tempo stesso pronti a spararsi addosso al primo passo falso. Ma la riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio non è un film e Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia agiscono in Parlamento e non a Hollywood.

Lo schema è il seguente: Forza Italia difende a spada tratta Nordio e la sua riforma, Fratelli d’Italia difende la riforma, ma ha lasciato piuttosto solo Nordio dopo le ultime uscite sul concorso esterno, la Lega attacca e spiega che la modifica del concorso esterno in associazione mafiosa «non è la priorità» e che invece «serve una riforma è urgente e condivisa, sperando che nessuno sia bloccato dall’ideologia».

Un dirigente di peso di Fratelli d’Italia assicura che «la maggioranza difende compatta la riforma della giustizia e l’operato del ministro Nordio», ma pare evidente che da quelle parti si cerchi di distinguere i due piani: il primo, quella della riforma della giustizia approvata in Cdm e ora all’esame del parlamento; il secondo, quello delle uscite del ministro Nordio su alcuni temi, come la rimodulazione del concorso esterno, «non contenuti nel disegno di legge» e dunque «non all’ordine del giorno», come ha specificato il sottosegretario Mantovano prendendo le distanze dalle frasi del Guardasigilli.

Che tuttavia ieri è tornato sulla questione ribadendo come il concorso esterno sia «un ossimoro» e sottolineando che «non vi è alcun cedimento nella lotta contro la mafia ma al contrario c’è un’esigenza di certezza di diritto». Di certo, chi si sta facendo sentire di più nel difendere Nordio è Forza Italia, che da un lato ha deciso di fare scudo sul titolare di via Arenula, dall’altro sta portando avanti il tentativo di tendere la mano alla magistratura, pur nel rispetto dei ruoli.

Per gli azzurri la riforma non deve apparire come un tema di contrapposizione tra politica e magistratura e la “giustizia giusta”, ha spiegato il capogruppo di Fi alla Camera, Paolo Barelli, «è quella che prevede tempi ragionevoli per stabilire se un cittadino è colpevole o no e che nomi, temi di indagine o ipotesi di reato non vengano anticipati in tv o dai giornali a sfregio della riservatezza e del diritto alla privacy».

Nordio e Forza Italia parlano la stessa lingua anche sulla separazione delle carriere, con Fi che la vede come un provvedimento voluto «da sempre» mentre il Guardasigilli che spiega sarà calendarizzata a breve. «Vogliamo un processo garantista, ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, mentre per il viceministro Francesco Paolo Sisto «è in Costituzione» e il concorso esterno è «una norma scritta dalla giurisprudenza, il che in un sistema come il nostro è ritenuta una anomalia».

Insomma, per dirla con le parole del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, tutta la maggioranza «marcia convinta sulla strada tracciata dal Guardasigilli», anche se certo le dichiarazioni sul concorso esterno non sono piaciute a tutti. «Ha precisato che le risposte che dava, nella sua ingenuità di magistrato e non di politico navigato, erano per paradosso in punta di giurisprudenza», aggiunge Rampelli. In sostanza Nordio avrebbe cercato di far capire quanto sia complicata la distinzione dal punto di vista del titolare delle indagini tra concorso e concorso esterno e quanto questo crei una serie di difetti al sistema giuridico.

Fatto sta che la riforma, dopo l’approvazione in Cdm, è rimasta per settimane bloccata al Mef per quest’ogni di bollinatura, e ora giace in commissione prima dell’arrivo in Aula. Normali tempistiche parlamentari o stallo derivante dalla riflessioni sulle eventuali modifiche? «C’è un intasamento dovuto al fatto che i lavori parlamentari ad agosto cesseranno e dobbiamo per forza mettere avanti provvedimenti in scadenza - se la cava Rampelli - Ma ci aspettiamo che una parte dell’opposizione abbia sulla riforma della giustizia tanto declamata un atteggiamento responsabile e collaborativo».

Atteggiamento che almeno a parole confermato ieri sia dalle parti di Azione che da quelle di Italia viva. Ma la coordinatrice nazionale renziana Lella Paita si chiede se nella maggioranza ci sia l’intenzione di andare fino in fondo. «Vedo un atteggiamento non convinto da parte della presidente Meloni - ha spiegato ieri - se il giustizialismo, che c'è anche a destra, prevarrà, Forza Italia sarà di fronte a un bivio».