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L’autonomia differenziata continua a confermarsi un tema divisivo. Per le opposizioni rischia di spaccare il Paese, le regioni sono in guerra tra loro davanti alla Corte Costituzionale e anche la maggioranza di centrodestra scricchiola pesantemente, dopo la posizione guardinga assunta da Forza Italia.
Adesso la riforma riesce ad essere divisiva anche tra amministrazioni che dovrebbero invece collaborare all’interno della stessa regione. Come leggere altrimenti le dichiarazioni assolutamente contrastanti sulla riforma da parte del presidente della Lombardia Attilio Fontana e del sindaco di Milano Beppa Sala?
A dare fuoco alle polveri ci aveva pensato Fontana con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Abbiamo una parte della Costituzione che rende possibile l’Autonomia differenziata, una legge approvata dal presidente della Repubblica. Non vedo perché non si possa iniziare un percorso che si concluderà con l’approvazione dei Lep». Il governatore ha difeso l’operato dalla giunta che si sta preparando a mettere in moto l’autonomia sulle materie non Lep attaccando Forza Italia. Sulla posizione di Forza Italia secondo cui senza Lep, niente Autonomia: «Non c’è nessun motivo perché non si debba dare applicazione alla nostra Carta costituzionale dal momento che non si vanno a toccare i Lep. Applicando queste materie non si va a violare nessun principio. Non si deve cercare di buttare la palla in tribuna per non affrontare il problema. Quello che sta sostenendo Fi con la questione dei Lep è un problema che andrà affrontato ma in un secondo momento».
Fonana ha anche definito «molto importante e particolarmente gradito» il sostegno alla riforma da parte di Umberto Bossi, che lavora alla questione nonostante le voci, smentite ieri, di un improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute.
A rispondere al presidente della Lombardia, a stretto giro di boa, e con una lunga lettera inviata allo stesso quotidiano è stato invece il sindaco di Milano, Beppe Sala.
«Nel giro di soli due mesi dall'approvazione della legge, già più di mezzo milione di italiane e italiani avanzano la richiesta di un referendum che si pone l’obiettivo di bocciare la riforma, a dimostrazione di quanto questo tema sia sentito in tutto il Paese». Queste le parole di Sala che poi ha criticato fortemente la posizione assunta dal ministro Calderoli che ha sostenuto che il referendum abrogativo spaccherebbe il Paese tra Nord e Sud. «Un’affermazione paradossale – ha spiegato il sindaco di Milano - per due motivi: è questa profonda e squilibrata autonomia che semmai aumenta il divario tra regioni e aree dell'Italia; e non è né scontato né vero che il Nord del Paese approvi una riforma cosi sperequata, come invece spera il suo autore».
Sala ha ripercorso poi la storia del regionalismo tracciando un bilancio non certo lusinghiero dell’operato delle Regioni che «non sempre sono state in grado di affievolire i divari in termini di qualità della vita, innalzando piuttosto criticità note a tutti nei settori che riguardano economia, lavoro, trasporti, sanità, welfare. Ora si pensa a un potenziamento del decentramento. Saranno in grado le Regioni di garantire un percorso di miglioramento nell’erogazione dei servizi ai cittadini in mancanza di un prerequisito fondamentale per poterlo fare e cioè le risorse economiche?».
Il sindaco, infine, ha posto sul tappeto un tema che sembra di cruciale importanza e cioè quello relativo al ruolo delle grandi città all’interno della riforma.
«C'è da chiedersi come si possa immaginare una riforma delle autonomie senza avere consultato o ascoltato la voce delle grandi città, che sono il principale traino dell’economia e della giustizia sociale del Paese. Una riforma dell’autonomia e del decentramento che aumenta il divario non solo tra regione e regione, ma tra regioni e grandi città, nasce già cariata. Stiamo parlando di un danno che evidentemente non riguarda solo il Sud, ma tutta l’Italia, Nord compreso».