Piomba il sospetto di un’altra amnesia sul curriculum di Virginia Raggi. Nell’ultimo giorno di campagna elettorale, il Movimento 5 stelle inciampa su 13mila euro. È il prezzo delle parcelle che, secondo il Fatto Quotidiano,  la candidata pentastellata avrebbe consegnato all’Asl Roma F di Civitavecchia per due incarichi professionali di recupero crediti. Il primo, nel luglio 2012, sarebbe costato all’azienda sanitaria 8mila euro. Ma è sulla seconda parcella, risalente al 2014, che si concentrano le polemiche di analisti e avversari politici. All’epoca, infatti, Virginia Raggi, già consigliere comunale capitolina, non avrebbe potuto accettare l’incarico (costato 5mila euro) perché non iscritta all’albo dei professionisti, da cui l’Asl è costretta ad attingere i nomi, creato alla fine del 2012. Una notizia inattesa che accende l’ultimo il rush finale per il Campidoglio. Un “aiutino” inatteso per il Partito democratico, costretto a un’affannosa rimonta, che trova un argomento da sbandierare agli elettori in zona Cesarini. «Segnalo che se quanto scritto dal Fatto è vero quella della Raggi non è una dimenticanza, è un reato», si precipita a twittare il presidente del Pd, Matteo Orfini. La diretta interessata ridimensiona la faccenda: «Mi stanno attaccando dall’inizio della campagna elettorale», dice Virginia Raggi. «Mi attaccano sul lavoro, è l’unica cosa che possono fare. Ho già chiarito, è tutto regolare. È solo fango». Fango che però ha tenuto Beppe Grillo lontano da Roma, nonostante il leader fosse atteso a Ostia per chiudere la campagna elettorale dei 5 stelle. Non commenta invece il premier Matteo Renzi, che prefererisce non esporsi ulteriormente in questa difficile campagna elettorale. Da San Pietroburgo, la vecchia Leningrado, il premier si concentra sugli accordi commerciali tra Italia e Russia e tace sul resto. Il candidato renziano al Campidoglio, Roberto Giachetti, ha dovuto quindi scomodare il ministro Maria Elena Boschi per recuperare sull’avversaria. E per giocarsi una nuova carta, Giachetti sfoggia altri nomi della sua futura squadra. La scelta più discussa è quella di Flavia Perina alla comunicazione. Attualmente condirettrice dell’AdnKronos, Perina è uno dei volti più noti della destra romana: militante del Movimento sociale italiano, poi direttrice del Secolo d’Italia e parlamentare con An, Pdl e Fli. Non proprio una mossa per recuperare consenso a sinistra.Finale senza colpi di scena invece a Milano, dove Stefano Parisi e Beppe Sala si giocano la poltrona di sindaco all’ultimo voto. Il candidato di centrodestra ha chiuso la sua campagna giovedì in discoteca, al Fabrique, con una madrina d’eccezione: Mara Venier. Mr. Expo ha risposto con uno show di piazza con Linus, Bertolino, Vecchioni e Pezzali. In mattinata, però, Sala aveva incassato il sostegno di Basilio Rizzo, candidato sindaco al primo turno con la lista Sinistra per Milano.Niente leader nazionali neanche a Torino, dove la grillina Chiara Appendino contende la poltrona di sindaco all’uscente Piero Fassino. Argomento di giornata, il piano di investimenti promesso dall’esponende Pd: 4 miliardi di euro (pubblici e privati) e 20mila posti di lavoro. Un impegno che ha fatto infuriare la candidata 5 stelle: «Promettere posti di lavoro, calcolati su investimenti ipotetici perchè non ancora stanziati è irresponsabile, soprattutto a poche ore dal voto», ha detto.Solo a Bologna si è visto un segretario di partito: Matteo Salvini, che ha deciso di spingere fino all’ultimo la candidata leghista Lucia Borgonzoni. Comizio di chiusura però fuori città, nel comune di Castelmaggiore, in un circolo del tennis. Motivi di ordine pubblico, è la spiegazione. Ha scelto di giocare con la storia della sinistra, invece, il sindaco uscente Virginio Merola: invece del solito appuntamento finale in piazza Maggiore, l’esponente dem ha parlato da piazza dell’Unità, alla Bolognina.Infine Napoli. Nell’ultimo giorno di campagna elettorale Luigi De Magistris ha scelto di parlare di politica, con una dichiarazione che assomiglia a una discesa in campo nazionale: «Dopo le elezioni nascerà un movimento politico non leaderistico, un movimento popolare che va oltre i confini di Napoli e che avrà una soggettività politica anomala, costruito con una democrazia partecipativa». Il proclama però non spaventa il suo sfidante di centrodestra Gianni Lettieri, che crede nel difficile recupero: «È un’onda anomala, una grandissima onda democratica che ogni ora che passa prende sempre più forza e sta stravolgendo la città», ha detto.