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«Il centrodestra è il modello vincente, ma in una alleanza siamo tutti alla pari, se lo ricordi anche Salvini». Paolo Romani, capogruppo a Senato di Forza Italia, analizza la vittoria del centrodestra alle amministrative e traccia il quadro ideale in cui approvare una nuova legge elettorale, «che per noi dovrebbe tendenzialmente essere un sistema proporzionale con alta soglia di sbarramento per evitare la frammentazione».
Presidente, come è stata costruita questa vittoria alle amministrative?
Prima di tutto configurando delle candidature in accordo con tutti i partiti del centrodestra, grazie al lavoro della commissione Matteoli, alla quale abbiamo partecipato come capigruppo. Abbiamo determinato candidature unitarie in modo complessivamente semplice e anzi, in alcuni casi al centrodestra propriamente inteso si è aggiunta anche Alternativa Popolare e alcune liste civiche.
Vi aspettavate questo successo ai ballottaggi?
Io credo sia intervenuto un elemento per certi versi imprevisto: se tradizionalmente la bassa affluenza non ha mai favorito il centrodestra, questa volta invece ci ha premiati. Questo significa l’elettorato di centrosinistra ha dimostrato di essere molto stanco, tanto da non andare a votare e non difendere i candidati che erano andati al ballottaggio. In questo il governo Renzi ha sbagliato i calcoli, cre- dendo di beneficiare della bassa affluenza di un voto in estate: invece è stato un errore clamoroso.
Il Partito democratico è il vero grande sconfitto?
Io credo che, analizzando il voto al secondo turno, abbia influito un sentimento degli elettori tendenzialmente contrario al Partito democratico. Renzi ha seminato vento e sta raccogliendo tempesta e paga ancora le conseguenze della sconfitta al referendum. Mi sembra chiaro che il segretario dem abbia perso il contatto con il Paese e la capacità di interpretare le istanze del suo elettorato.
La vittoria in Liguria autorizza a parlare di un “Modello Toti”?
Giovanni Toti è stato bravissimo, perchè ha vinto con 130mila voti quando è stato eletto al Parlamento europeo, ha conquistato la Liguria in modo sorprendente, ha preso Savona e ora anche Genova e La Spezia, espugnando una delle regioni più difficili per il centrodestra. Però attenzione: Toti non va frainteso, perchè la vittoria ha riguardato la coalizione, che ha dato prova di reggere soprattutto al Nord.
E proprio dal Nord si deve ripartire?
Al Nord, che rappresenta il 50% del Paese, l’abitudine alla coalizione di centrodestra è profondamente radicata nell’elettorato e, quando a questa abitudine si risponde con candidature autorevoli e senso di unità, il Nord risponde positivamente.
Prima di tornare stabilmente a parlare di coalizione anche a livello nazionale, però, va risolto il nodo della legge elettorale.
La legge elettorale è una questione ancora irrisolta. Noi sappiamo che la coalizione al Nord ha dato buona prova di sè, quindi ora dobbiamo fare una valutazione sulla legge elettorale. Tendenzialmente, noi proporremo un modello proporzionale con soglia di sbarramento alta per evitare la frammentazione, ma dobbiamo ancora decidere che cosa fare di questo eccellente risultato ottenuto dalla nostra coalizione.
I maligni sostengono che Berlusconi avrebbe preferito vincere un po’ di meno, per non alimentare le spinte di Salvini...
Berlusconi ha fatto telefonate ai sindaci eletti fino a notte fonda, a prescindere dal loro partito di appartenenza all’interno della coalizione. Lui è ben felice che il centrodestra abbia vinto, ma ora si sta ponendo il giusto problema di come modulare una legge elettorale. Il Paese è diviso in tre poli e scegliere una legge maggioritaria significa che uno dei tre, con il 30% più uno dei voti, rischia di ottenere il 55% dei seggi. E’ molto più ragionevole, allora, una legge proporzionale che rispetti i rapporti di forza.
Ma una legge elettorale si riuscirà a fare, secondo lei?
Forza Italia ha fatto una sua proposta, anche se non siamo riusciti a condividerla con la Lega Nord. Ritengo che sarebbe gravissimo che il Parlamento non si assumesse la responsabilità di fare una legge chiara, efficace e omogenea tra Camera e Senato come chiede il presidente Mattarella.
Matteo Salvini sembra voler rivendicare la sua egemonia nel nord Italia. Come si gestisce una spinta del genere?
Salvini ricordi la storia del suo partito: dal 2000 abbiamo sempre governato insieme e Forza Italia, che era tre volte più forte della Lega, non si è mai posta il problema di quanto poco contasse la Lega nel rapporto numerico. Tra alleati si è gli uni indispensabili agli altri e, visto che insieme si vince quasi ovunque, sarebbe un peccato che per sciovinismo di partito si volessero stabilire gerarchie all’interno dell’alleanza. Oggi la Lega sembra avere più voti di noi al Nord? Noi siamo solo contenti che il voto di protesta vada alla Lega anziché a Grillo. La Lega, però è un partito territoriale che sparisce nel Centro- sud, a differenza di Forza Italia che ha una dimensione nazionale. Dai sondaggi siamo esattamente uguali e per questo diciamo a Salvini, da pari a pari: noi vogliamo la coalizione e la competizione fa bene a tutti, ma tirare la polemica oltre un certo limite serve a poco e i nostri elettori, che hanno già dimostrato di apprezzare l’alleanza di centrodestra, non la capiscono.
Ancora prematuro sciogliere la questione della leadership?
In una coalizione è ovvio che ci sia competizione sulla leadership. Per quanto ci riguarda, il nostro leader è Silvio Berlusconi: ricordo che è stato lui a inventare il centrodestra e il sistema bipolare, inoltre ha fatto in modo che questo Paese avesse dei governi che durano una legislatura. Sono state modifiche epocali nel nostro sistema politico: la storia lo ricorderà, se lo ricordi ogni tanto anche Salvini.