Se ne riparla in autunno, forse. Come previsto la maggioranza ha presentato alla Camera la richiesta di non procedere all’esame del ddl di ratifica del Mes, con relativa sospensione per quattro mesi. È toccato ad Andrea Di Giuseppe, di Fratelli d’Italia, annunciare la decisione, spiegando che «si ritiene opportuno procedere con maggiori approfondimenti del funzionamento del Mes vista la delicatezza degli argomenti trattati».

Poche ore dopo è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a ribadire che il tema del Mes non le è stato posto a Bruxelles, dove si trovava per il Consiglio europeo, «forse perché non c’è la stessa attenzione che c’è nel dibattito italiano». Di certo non c’era attenzione alla Camera, dove questa mattina si contavano appena una ventina deputati. E la risposta è arrivata dalla leader del Pd, Elly Schlein, che si rivolge direttamente all’inquilina di palazzo Chigi. «Capisco che sia nervosa, perché nell’ultima settimana il centrodestra è andata sotto sul decreto lavoro, poi abbiamo visto una maggioranza disertare il voto sul Mes e c’è la vicenda molto grave e imbarazzante per il governo sulla ministra Santanchè». Ma tant’è: la maggioranza, del Mes, non vuol sentire parlare.

D’altronde, ripete da giorni che la ratifica deve essere inserita in un pacchetto di riforme europee che comprende anche il Patto di stabilità e l’unione bancaria. «Io non sono contrario al Mes, ma ci sono troppe cose che non funzionano - ha puntualizzato il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani - Abbiamo anche messo nero su bianco la richiesta di rinvio e riteniamo che uno strumento come il Mes debba essere controllato anche da parte del Parlamento e della Commissione europea: discuterne non vuol dire preoccuparsi, la nostra è solo un’obiezione europeista».

Decisamente per il no è invece la Lega, con il segretario Matteo Salvini che sottolinea il fatto che «in questo momento non ci serve» e ritiene che «non ci serva neanche in futuro», mentre a Fdi e Fi si accoda anche Maurizio Lupi, di Noi moderati, secondo il quale «il Mes deve essere affrontato in un unico pacchetto con la revisione del patto di stabilità e le risorse al Pnrr affinché le risorse siano tutte a sostegno dello sviluppo, soprattutto in questa fase resa difficile dall’aumento dell’inflazione ed anche da politiche monetarie discutibili da parte della Bce».

La mette sull’ironia il leader di Italia viva, Matteo Renzi, per il quale «se continua così più che un pacchetto stiamo prendendo un pacco». Secondo l’ex presidente del Consiglio Meloni «sta sbagliando approccio, perché anziché preoccuparsi del futuro dell'Europa deve mettere la bandierina ideologica di dire ho sempre detto no al Mes» anche perché «tanto è solo questione di tempo» e «prima o poi dovrà dire di sì».

Il rinvio è «una cosa né carne né pesce», spiega da PiùEuropa Benedetto Della Vedova, che parla di «indecisione al potere». E se è il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni è d’accordo sulla relazione tra Mes e altre riforme dell’Ue, tuttavia si chiede «quali siano le proposte del governo su questi punti».

Netta la contrarietà al Mes da parte del M5S. «Non è una questione se spostare o meno in avanti - sottolinea l’ex presidente della Camera, Roberto Fico - Quello che vedo è un grande caos all’interno della maggioranza che fa in qualche modo ostruzionismo a sé stessa, ma il punto è parlare e comprendere bene cosa sia il Mes e noi non siamo d’accordo ad accedere ai fondi».

Tuttavia nessuno, al momento, sta discutendo di accedere o meno ai fondi ma solo della ratifica del meccanismo, dal momento che l’Italia è rimasto l’unico paese dell’Eurogruppo a non averlo ancora ratificato. «Prima o poi dovranno rimarca la capogruppo renziana del terzo polo in Senato, Lella Paita.

E Meloni lo sa bene, ma come si è premurato di spiegare Tajani in Transatlantico qualche giorno fa con i cronisti, «la politica è fatta di compromessi». Su cosa l’Ue sia disposta a cedere in cambio della ratifica del Mes da parte dell’Italia, tuttavia, non è dato sapere.