Appuntamento a settembre con la legge sul fine vita. L’Aula di Palazzo Madama riaprirà i battenti il 10, dopo aver spedito i senatori in ferie martedì scorso. Le commissioni, come da tradizione, riprenderanno i lavori una settimana prima, a inizio settembre. Quando alla seconda e alla decima - Giustizia e Affari sociali - toccherà riaprire il fascicolo bollente sul suicidio assistito.

L’iter del ddl presentato dalla maggioranza - relatori Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di FdI - era entrato nel vivo ai primi di luglio, con l’obiettivo di approdare in Aula entro la fine del mese. La corsa verso il traguardo, però, si è arrestata di fronte alla necessità di mediare e negoziare ancora un po’ su un tema tanto divisivo per i partiti. E così, dopo un mini- ciclo di audizioni in commissione Affari costituzionali e il deposito degli emendamenti a metà luglio, lunedì i gruppi hanno terminato l’illustrazione delle 143 richieste di modifica avanzate dai partiti. Oltre 120 dalle opposizioni, una decina da Fratelli d’Italia, tre da Forza Italia. E nulla dalla Lega, che sul tema non ha ancora scoperto le carte.

Mentre i principali negoziatori in campo cercano la quadra, si fa strada l’idea che saranno gli stessi relatori a mettere sul tavolo i propri emendamenti. Il tutto cercando di licenziare un testo prima che la Consulta si pronunci sulla legge della Toscana impugnata dal governo, con l’udienza prevista a novembre. L’obiettivo della maggioranza è proprio evitare “fughe in avanti” delle singole Regioni, come sottolinea anche il ministro della Salute Orazio Schillaci in un’intervista all’Avvenire.

Ma è la stessa Corte costituzionale ad aver complicato un po’ il quadro con la sentenza del 25 luglio relativa all’eutanasia. I giudici delle leggi hanno affrontato per la prima volta l’omicidio del consenziente, trattando il caso di una donna completamente paralizzata che non può autosomministrarsi il farmaco. Non si sono espressi nel merito, ma hanno sollecitato una verifica più approfondita sulla strumentazione necessaria per procedere al suicidio assistito tramite un comando vocale o degli occhi. Il caso dunque non è ancora chiuso. Ma intanto la Consulta ha menzionato per la prima volta un «diritto» dei più fragili, e ha toccato il nodo più grande della legge sul fine vita, citando espressamente il ruolo del Servizio sanitario nazionale.

FdI vuole che resti escluso dai percorsi di fine vita, per ciò che riguarda la strumentazione, il farmaco e il personale. E il relatore meloniano non nasconde la sua «perplessità» sulla sentenza della Corte che complica il piano: a decidere sarà il Parlamento, dice Zullo. E così ripete anche Schillaci, interrogato sul tema. Mentre in area forzista si starebbe cercando una soluzione per evitare che la legge abbia già un posto prenotato davanti alla Consulta.