Anche nella stessa commemorazione dell’altro ieri in Senato di Silvio Berlusconi, con l’intervento, seppur con parole di strappo con la sinistra per il Cav, definito «statista dai rapporti umani», di fatto è già iniziata la gara al centro per la conquista di quella che troppe volte Renzi ha definito «eredità», affermando incautamente, vista l’occasione, che non c’è per nessuno e neppure per quella che il leader di Iv ha chiamato non a caso sempre destra, omettendo, non a caso, la parola centro. Ovvero, Forza Italia, proprio la stessa creatura del leader azzurro, ex quattro volte premier, omaggiato.

È di fatto già scattata la campagna elettorale per le Europee del 2024. E questo FI lo sa così bene che Antonio Tajani, ormai futuro presidente pro-tempore azzurro ( lo nominerà secondo le previsioni il consiglio nazionale il 15 luglio, in attesa del congresso per il 2024) ha rilanciato una strategia a tutto campo. Volta a sfondare anche verso i “riformisti”, i moderati in fuga da quella sinistra che si sta sempre più radicalizzando con l’abbraccio del Pd di Elly Schlein con i pentastellati di Giuseppe Conte, su «temi e slogan veterocomunisti», ha detto il coordinatore di FI, ponendo di fatto uno stop alle mire di Renzi. «Noi siamo il centro della politica, non solo del centrodestra: liberale, cristiano, garantista, riformista, europeista, atlantista», ha tracciato il perimetro, nel segno di Berlusconi, il vicepremier e ministro degli Esteri che ieri ha smentito seccamente dietrologie su presunte spaccature di FI per l’incidente, subito ricomposto alla commissione Lavoro del Senato, a causa di due senatori azzurri arrivati tardi.

Pur ammonendo che «cose così non devono più accadere». Il futuro di Forza Italia, che manterrà nel simbolo il nome di Berlusconi, e sta avviando la campagna di tesseramento in vista di una convention il 29 settembre, compleanno del Cav, è sotto tutti i riflettori. Tajani sottolinea la «lealtà» al governo di Giorgia Meloni: «Lo dobbiamo ai nostri elettori che ci vogliono uniti».

Collaborazione e fisiologica competizione alle Europee nel centrodestra. Da non sottovalutare in previsioni troppo affrettate, in tempi in cui la politica corre troppo veloce rispetto a pronostici a tavolino, l’elemento Tajani, cofondatore di FI, un prestigioso curriculum europeo, spesso sottovalutato come troppo mite e moderato, da presidente del Parlamento europeo andò sulla tomba di Craxi e denunciò: «Esilio immeritato». La più alta carica istituzionale finora ad averlo fatto. Potrebbe essere un osso duro per Renzi, abile nei giochi di Palazzo ma in affanno con il Terzo Polo diviso nei consensi del Paese. Maurizio Gasparri, big azzurro, vicepresidente del Senato: «A De Gaulle sopravvisse il gollismo, così sarà per il berlusconismo».

Sfida aperta alle Europee.