Ma Renzi, da grande, che farà? In Transatlantico, soprattutto tra i parlamentari di quello che dovrebbe diventare il Fronte popolare all’italiana, è questa la domanda che va per la maggiore, dopo il tonfo dell’ex presidente del Consiglio alle Europee e le aperture, delle quali si tiene molto conto dalle parti di Rignano sull’Arno, della segretaria del Pd Elly Schlein nei confronti di Iv.

La stessa domanda per la verità se la pongono anche al centro, soprattutto coloro i quali (vedi Luigi Marattin) hanno preso in mano la situazione dopo la debacle del fu terzo polo e che ora puntano alla ricostituzione di una formazione liberal democratica la quale tuttavia prescinda dagli “ego” di Renzi e Calenda.

La verità è che Renzi, cosa fare da grande, non l’ha ancora deciso. Il suo atteggiamento, rivelano fonti ben informate, è «oggettivamente laico», nel senso che non ha ancora deciso quale strada percorrere tra le due annunciate poche settimane fa.

La prima; un terzo polo 2.0, percorribile tuttavia soltanto se tutti i partiti di centro ci stanno, da Azione e Più Europa, e che di conseguenza non sarebbe possibile se da Calenda arrivassero gli stessi veti posti al momento di creare la lista unica prima delle Europee; la seconda, un riavvicinamento al Pd per creare un centrosinistra unito, rigettando tuttavia l’idea del Fronte popolare perché lontano dai suoi ideali. La politica, secondo Renzi, non si fa unendo “tutti contro” qualcuno, cioè contro la destra di Meloni, ma a partire dai temi in comune. Su quali temi uno come Renzi possa andare d’accordo con Conte, Fratoianni e Bonelli è tutto da vedere, ma chissà che la voglia di governare non faccia superare le enormi differenze esistenti, ad esempio, in politica estera ed energetica.

D’altronde, anche nel fatidico agosto 2019 l’ex presidente del Consiglio accettò il compromesso di un governo presieduto da Giuseppe Conte e con il M5S come esponente di maggioranza pur di evitare il voto e «consegnare il paese nelle mani di Salvini». E proprio Salvini è la prova provata che in realtà si può stare benissimo al governo assieme pur avendo idee opposte sulla politica estera, come dimostrano le dichiarazioni di ieri del leader della Lega sulle armi all’Ucraina, nettamente divergenti rispetto alla linea di Fd’I e di Forza Italia. In ogni caso Renzi, tra l’intervento a Londra al fianco di Tony Blair e l’intervista televisiva in cui ha consigliato a Biden di abbandonare la corsa per la Casa Bianca, sta portando avanti entrambi gli scenari, mentre i suoi, per bocca dei capigruppo Enrico Borghi e Davide Faraone, chiedono ai parlamentari di visitare assieme le carceri in vista di mercoledì, quando a Montecitorio arriverà la proposta di legge sulla riforma della liberazione anticipata.

In ogni caso, l’unica via percorribile per dar vita a un terzo polo 2.0 è quella delle primarie, sulle quali pare che il leader di Iv creda davero, tanto da aver già messo in moto la macchina incaricata di preparare il terreno.

Altrimenti il cantiere per un nuovo centrosinistra partirebbe dal dialogo con Schlein, peraltro mai esauritosi da quando la segretaria dem è arrivata al vertice del Nazareno. Un cantiere che potrebbe avere le prime fondamenta in Umbria, dove il campo largo di Pd, M5S e Avs è stato allargato ad Azione e Iv a sostegno della sindaca di Assisi e presidente della provincia di Perugia, Stefania Proietti. «Iv in Umbria sin dalle elezioni amministrative appena concluse è stata schierata a fianco del centrosinistra condividendo candidature e programmi nei principali comuni dove si è votato - ha detto il presidente di Iv Umbria, Massimo Gnagnarini - Una linea chiara che riconfermiamo in vista delle elezioni regionali guardando con favore a Stefania Proietti di cui apprezziamo le straordinarie qualità politiche e professionali».

E una linea, quella del riavvicinamento di Iv al Pd, che piace a Schlein. «Sarebbe sbagliato costruire l’alleanza in provetta sul perimetro delle forze politiche», ha detto la leader dem dopo le elezioni francesi e puntando sui temi che potrebbero condividere tutte le forze del campo larghissimo, dalla sanità alla scuola. E ribadendo poi che «uniti si vince» perché «il tempo dei veti è finito».