La notizia arriva di prima mattina e butta giù dal letto il leader di Azione, Carlo Calenda. La deputata bolognese Naike Gruppioni e la consigliera regionale dell’Emilia- Romagna Giulia Pigoni passano a Italia viva, con quello che da una parte viene definito «scippo» e dall’altra «presa di consapevolezza». In conferenza stampa un raggiante Matteo Renzi le definisce «due straordinarie professioniste della politica» e nonostante gli appelli a «no attaccare gli amici di Azione» perché «l’obiettivo è proseguire con la casa comune in vista delle Europee», l’attrito tra i gemelli diversi del terzo polo è sempre più forte.

«Ogni scelta è legittima e rispettabile, mi permetto solo di notare che, per rispetto alla comunità che l’ha eletta sei mesi fa quasi senza conoscerla, una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante - ha scritto Calenda su twitter in riferimento a Gruppioni - Ma immagino che l’uscita a sorpresa fosse parte dell’accordo di ingaggio. Questa vicenda, altrimenti irrilevante, spiega bene la distanza nei comportamenti con Matteo Renzi: mentre noi eravamo impegnati in giro per l’Italia a sostenere le liste, spesso fatte insieme, per le amministrative lui era in queste faccende affaccendato». Insomma Calenda non c’è rimasto benissimo, e ne ah ben donde se è vero come è vero che Gruppioni e Pigoni non sono certo le prime a lasciare Azione nelle ultime settimane, da quando cioè il progetto del partito unico con Italia viva è fallito a colpi di tweet e veline.

Tant’è che ieri si è aggiunto pure Franco Baccani, segretario cittadino di Azione Firenze. «Ho vissuto con convinzione e passione l’impegno in Azione, in cui ho creduto molto, ma adesso non capisco e non mi ritrovo più nella linea del partito - ha spiegato Baccani - aderisco a Italia Viva perché è il soggetto che ha dimostrato di voler davvero costruire seriamente quel polo liberaldemocratico che guarda a Renew Europe e che oggi ha un grande spazio politico». In sostanza le stesse argomentazioni fornite da Gruppioni e Pigoni. D’altronde lo stesso Renzi ha inviato segnali contrastanti, spiegando che «chi semina vento raccoglie tempesta» e invitando Calenda e il gruppo dirigente di Azione «a farsi qualche domanda», ma assicurando al tempo stesso sul suo rispetto per il suo ex ministro. «Non mi sentirete dire nulla contro di lui - ha infatti aggiunto - Le distanze tra di noi sono incommensurabilmente meno grandi che con altri e se si produce una rottura penso che sia un errore».

L’ex presidente del Consiglio ha poi aperto a chiunque vorrà condividere il percorso di Renew Europe, dando appuntamento al 10 giugno per il Congresso di Iv. «Sarà un percorso libero, democratico e dal basso, con chi ci sta - ha concluso - Noi offriamo una casa a chi non vuole arrendersi al melonismo e allo schleinismo, per non parlare del giuseppe contismo…».