Il clima che si respira dalle parti di Italia viva, ormai da un po’ di tempo, non è ideale. E non per la calura che affanna il paese in questi giorni di metà luglio ma perché, raccontano in più d’uno tra i big del partito, «se deve diventare un fan club di Matteo Renzi, anche no». Oggetto del contendere è il Congresso che si svolgerà in autunno, anticipato dalla tre giorni di scuola di Politica per giovani under 3 5, dal 5 al 7 a settembre a Palermo, e dalla quattro giorni di festa nazionale del partito, dal 14 al 17 settembre in una location ancora da stabilire ma «di mare», come spiegato da Renzi nella contea e-news di ieri.

Poi, tra ottobre e novembre, il Congresso. «Per evitare polemiche ulteriori ho scelto di accogliere l’invito ad anticipare anche il nazionale», aveva scritto Renzi nella precedente e-news nominando, come previsto dallo Statuto e annunciato in Assemblea a Napoli, la cabina di regia guidata dalla senatrice Leila Paita come coordinatrice nazionale e il comitato delle regole.

In cabina di regia c’è un po’ di tutto, parlamentari e società civile, Nord e Sud. Ne fanno parte le ex ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, il senatore Ivan Scalfarotto, i portavoce nazionali Alessia Cappello e Ciro Buonajuto, l’ex senatrice Donatella Conzatti, la deputata new entry, Giulia Pigoni, il sindaco di Garda Davide Bendinelli, il milanese Filippo Campiotti, il vicepresidente della Basilicata Mario Polese e il fiorentino Marco Ricci.

Vale lo stesso per il comitato delle regole, composto dalla senatrice Daniela Sbrollini, dai deputati Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Davide Faraone, Maria Chiara Gadda, Naike Gruppioni (ex Azione) e Luigi Marattin, dagli ex senatori Ernesto Magorno e Anna Maria Parente e dai già deputati Camillo D’Alessandro, Luciano Nobili e Sara Moretto. Ma ci sono anche l’ex dirigente romana di Azione Noemi Scopelliti, i consiglieri regionali Marietta Tidei e Tommaso Pellegrino, l’assessore campano Nicola Caputo il sindaco di Anzola dell’Emilia Giampiero Veronesi e Claudia Medda.

Tra questi c’era anche il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, che subito dopo la nomina ha però scritto un tweet di fatto rifiutando il ruolo. Caro Matteo , ho appreso da una mail di essere membro del comitato delle regole del congresso - il suo pensiero - Ti avevo detto, anche personalmente, che non ero disponibile, mi sembra inutile riepilogare qui motivi». E cercando poi si smorzare sul nascere la polemica. «Poco male - spiega - non ci siamo capiti, dopo tanti anni può succedere: un abbraccio e buon lavoro a tutti gli amici, io sono qui a dare una mano come ho sempre fatto».

Ma la polemica non si è smorzata, anzi, e se non è arrivata una risposta ufficiale Renzi, i due si sono sentiti in privato. Con l’ex presidente del Consiglio che ha invitato a «fare squadra» , in sostanza le stesse parole usate con Marattin e Bonetti rispetto alla loro polemica sulla nomina di Paita. «Gli iscritti di Italia Viva, all’interno di una competizione libera e democratica, sono considerati meritevoli di poter scegliere il coordinatore comunale, quello provinciale e quello regionale, ma non quello nazionale - il post dei due esponenti - Che, prima ancora di ogni modifica statutaria che istituisca quel ruolo (ora non presente), viene nominata al termine dell’assemblea senza possibilità di discussione né informazione preventiva: noi crediamo che la nostra storia, il cammino che questa comunità ha fatto e le enormi sfide che ha dovuto affrontare rimanendo unita meritino una soluzione diversa».

Anche in quel caso, la polemica non era stata alimentata in pubblico, ma la discussione era proseguita in privato. Insomma, se i mesi scorsi erano stati quelli del passaggio di diversi esponenti locali e nazionali da Azione a Iv, nelle ultime settimane anche nelle truppe renziane si respira un po’ di maretta. E così Renzi ha deciso di rilanciare. «Ho accolto una bella idea di Enrico Costa e grazie alla disponibilità di Ivan Scalfarotto e Leila Paita abbiamo deciso che nelle discussioni sulla riforma Nordio io mi trasferirò in Commissione Giustizia lasciando la mia commissione a Ivan - ha scritto nella e-news di ieri - Dunque seguirò personalmente dalla Commissione il Ddl Nordio e con Enrico Costa abbiamo deciso che lavoreremo gomito a gomito presentando emendamenti insieme e giocando di sponda, lui alla Camera, io al Senato». Ne vedremo delle belle.