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ELLY SCHLEIN, POLITICA, MATTEO RENZI, POLITICO
Renzi o non Renzi, Renzi o non Renzi. A proposito di margherite, e dell’idea del leader di Iv di fare una nuova Margherita 2.0 (con la maiuscola), dentro al campo largo in molti stanno vivendo quella fase in cui, prima di prendere una decisione, s’interpella il fiore più comune sui nostri prati strappandogli i petali, e capire come va a finire.
Perché la sua decisione l’ex presidente del Consiglio ormai l’ha presa, e come suo solito ha sparigliato le carte, mandato al diavolo coloro che credevano veramente in un progetto centrista (poveri illusi) e sta traghettando il suo 3,8 per cento (lordo, poiché ottenuto in tandem con Più Europa) dentro all’alleanza “anti- Meloni” di Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli e l’arciamico- nemico Calenda.
Ma in qualsivoglia matrimonio bisogna essere in due, anzi questa volta in cinque visto l’agglomerato poligamico, e se dalla segretaria dem è arrivato il fatidico “sì” (e anzi si può dire che è stata proprio lei a dare il via al rito d’amore), gli altri tentennano. Anche dentro al suo partito.
«Trovo fisiologico ed anzi utile che si discuta su quale asse costruire il campo largo ( speriamo di trovare presto un altro nome), più al centro, più a sinistra. Anzi, dico, finalmente si inizia - ha scritto ieri sui social Andrea Orlando, che di Renzi fu prima ministro e poi sfidante alle primarie del 2017 - Certo, queste categorie andrebbero forse precisate perché il centro di oggi non è quello di vent’anni fa e nemmeno la sinistra, ovviamente».
Poi la precisazione, nella quale il riferimento al senatore di Rignano è evidente. «Quello che però trovo più preoccupante è che questa discussione si faccia utilizzando esclusivamente riferimenti al passato - aggiunge il deputato del Pd Tornano la Cool Britannia, Blair, l’Ulivo, il trattino del centrosinistra: manca solo la colonna sonora delle Spice Girls, benvenuti negli anni ’ 90».
Ironia a parte, è proprio quella citazione dell’ex primo ministro britannico a far alzare le antenne ai renziani, fedeli come sono al capo che della fondazione Blair è diventato di recente membro. Ma se nell’intervento di Orlando si può cogliere un velo di ironia, più preoccupato è il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, umbro d’adozione e pronto a una campagna elettoraled’autunno a mille all’ora in vista delle Regionali nel cuore verde d’Italia, dopo il trionfo di Vittoria Ferdinandi alle Comunali di Perugia.
«Intanto la politica non è una partita di calcio che si fa per beneficenza: la politica si fa mettendo al centro contenuti, idee, risposte ai problemi del Paese - ha spiegato Fratoianni in riferimento all'ormai celebre abbraccio in campo a L’Aquila tra Renzi e Schlein - durante la partita del cuore Quali risposte vogliamo dare ai troppi lavoratori precari, quali risposte vogliamo dare all’emergenza sociale dei salari troppo bassi? Come vogliamo difendere la sanità e la scuola pubblica? Intendiamo o no avviare un’iniziativa per la pace in Europa? Di questo vorrei e vogliamo discutere» .
Lasciando tuttavia la porta aperta a chiunque voglia costruire un’alternativa alla destra, senza nominare Renzi. «Quando abbiamo cominciato a discutere nel merito fra le opposizioni le cose sono andate meglio, abbiamo costruito insieme appuntamenti che mettono al centro del dibattito politico e della vita delle persone un’altra idea di Paese: se discutiamo così funziona altrimenti diventa una macchietta». E i renziani? Al netto di Luigi Marattin, che solo contro tutti sta cercando di costruire la casa deilibdem sull’esempio britannico ( aridaje), gran parte delle truppe stanno col capo, a partire dalla coordinatrice nazionale Lella Paita.
«Matteo Renzi sta cercando di dare al centrosinistra una componente riformista e di centro, che sia capace di fare la differenza: a mio avviso è quello che manca per rendere quello schieramento competitivo, è il fattore R - è il suo ragionamento - Voglio dare a Schlein il merito di aver fatto una apertura, esprimendo un concetto chiaro: “non accetto veti e non metterò veti”, dimostrando di avere una postura di apertura». A quel punto, continua Paita, «Matteo Renzi ha reagito con coraggio e con la consueta intelligenza, mettendosi al lavoro per costruire le condizioni che potrebbero fare la differenza». Aggiungendo infine che «naturalmente vedremo poi temi e contenuti». Cioè soltanto all’ultimo si farà quel passo che, per Orlando e Fratoianni, dovrebbe essere il primo da compiere. Chi vivrà vedrà.