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I rapporti tra Azione e Italia Viva, se possibile, continuano a peggiorare. E i brandelli di quella che fu l’alleanza che avrebbe dovuto portare al Terzo Polo evaporano anche sulle riforme. Eppure, almeno inizialmente, le posizioni tra i due leader Carlo Calenda e Matteo Renzi sembravano avere dei punti di contatto almeno per quel che riguardava la riforma che avrebbe dovuto portare il Paese verso il presidenzialismo o, comunque, verso una maggiore stabilità dei governi.
Oggi, dopo il testo formulato dal ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati che va verso il cosiddetto premierato, le distanze tra Azione e Iv sembrano incolmabili. Se Matteo Renzi, insieme ai suoi fedelissimi, apre verso la discussione, seppure fanno filtrare dal suo entourage, si attende di leggere il testo di riforma completo, Azione si è schierata con le altre opposizioni di centrosinistra per un convinto no. E Carlo Calenda, implacabilmente, ha affidato ai social quella che è la posizione di Azione. «Lega, Forza Italia, Italia Viva e Fratelli d’Italia sono favorevoli ad una riforma che impedisca ribaltoni, governi tecnici e presidenti del Consiglio non eletti - scrive Calenda - Ora: Meloni ha votato il governo Monti e la riforma Fornero; la Lega è stata protagonista del classico ribaltone, passando dal Governo Berlusconi a quello Dini. Salvini ha governato con i 5S con un Presidente del Consiglio non parlamentare e sostenuto il Governo Draghi; Fi ha sostenuto i governi Monti e Draghi e governato con il Pd nel Governo Letta».
E poi l’affondo sull’ex alleato: «Renzi è stato presidente del Consiglio senza essere parlamentare, ha governato con l’Ncd, partito formato da parlamentari eletti nelle liste della destra, sfiduciato il governo Letta, sostenuto il governo Conte con i 5S e un presidente del Consiglio non eletto, sfiduciato il governo Conte e sostenuto il governo Draghi con presidente del Consiglio non eletto. Di fatto - conclude Calenda - stanno proponendo una riforma contro i loro comportamenti passati. Avanti così».
Il solco sembra definitivamente incolmabile, così come continua a crescere la distanza di Italia Viva dalle forze di opposizione al governo Meloni. Filtra, inoltre, dalle parole di Calenda, la sensazione in campo da diversi mesi che prelude a un netto e deciso avvicinamento delle truppe renziane al centrodestra ed in particolare verso Forza Italia. Antonio Tajani, del resto, nel difendere la proposta di riforma costituzionale, non ha mancato di sottolineare l’apertura del governo nei confronti dell’opposizione che sarebbe stata attentamente ascoltata. Fi, dopo il congresso e elezioni europee, avrà bisogno di cementare l’area moderata della coalizione per non ritrovarsi schiacciata tra Fdi e Lega e le truppe dei renziani potrebbero fare molto comodo, nonostante il leader.
La manovra di rafforzamento dell’area centrista, infine, potrebbe non dispiacere per nulla a Giorgia Meloni che sta continuando a masticare amaro davanti ai continui distinguo di Matteo Salvini che, dalla manovra finanziaria alla politica estera. Non manca di diversificare la posizione del suo partito alla ricerca di una risalita nei consensi. Inoltre Salvini che per il momento sostiene il premierato è pronto a presentare il conto sull’autonomia differenziata elaborata dal ministro Calderoli. Una riforma che i governatori del Nord attendono da tempo e sulla quale si potrebbe giocare la stessa leadership di Salvini, ma della cui reale fattibilità gli alleati cominciano a dubitare.