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Matteo Renzi, senatore di Italia viva e direttore del Riformista
Italia viva chiederà ad Azione di fare chiarezza sul ruolo di Matteo Richetti, che le truppe renziane accusano di «fare il pasdaran» di Carlo Calenda. Il tutto avverrà in una riunione tra i deputati del terzo polo che i renziani hanno chiesto a Richetti di convocare quanto prima, dopo che la sua omologa al Senato, la renziana Raffaella Paita, aveva già bloccato i senatori di Azione e Iv per una faccia a faccia online previsto per sabato. «O l’attuale capogruppo cambia atteggiamento, o chiederemo di sostituirlo con una figura moderata come quella di Enrico Costa», spiegano fonti vicine al leader di Iv.
Dopo gli attacchi di Calenda per la fuoriuscita da Azione della deputata Naike Gruppioni e della segretaria e consigliera regionale dell’Emilia- Romagna Giulia Pigoni, entrambe passate a Iv, i renziani passano quindi al contrattacco. E lo fanno forti di numeri che permetterebbero loro di creare gruppi autonomi sia a Montecitorio, usufruendo della deroga già rilasciata a Maurizio Lupi per Noi moderati, sia a palazzo Madama, grazie al recente passaggio di Enrico Borghi dal Pd a Iv. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiusura da parte di Carlo Calenda si qualsiasi ipotesi di correre assieme a Iv alle prossime Europee. «No grazie, ho già dato», ha risposto il leader di Azione a chi gli chiedeva lumi sull’ipotesi di una lista unica in vista del voto ufficializzato ieri per il 9 giugno dell’anno prossimo. Ma Calenda deve fare i conti anche con i disagi interni, che nell’uscita di Gruppioni e Pigoni hanno avuto soltanto la loro esternazione più evidente.
D’altronde, si fa fatica a stargli dietro, ai parlamentari, consiglieri regionali e dirigenti locali di Azione che stanno abbandonando il partito. Sì perché se lo zoccolo duro dei quadri nazionali, da Carfagna a Gelmini, da Richetti a Pastorella, si chiudono a riccio e difendono, almeno in pubblico, l’operato di Carlo Calenda, su e già per l’Italia c’è chi non ci sta e lo molla. Alcuni per accasarsi direttamente con Matteo Renzi in Italia viva, come Gruppioni, Pigoni e l’ex segretario regionale lombardo di Azione, Niccolò Carretta; altri, come il segretario regionale del Piemonte, Gianluca Susta, rimettendo il proprio mandato perché non condividono «fino in fondo la linea politica di Azione». Fino all’intero quadro dirigente del partito a Modena, che si è dimesso in massa a causa di una situazione «assai incerta» che «non permette ai dirigenti in alcun modo di colmare con l’azione politica il vuoto e l’indeterminatezza nella quale le decisioni dei vertici del partito hanno lasciato la base».
E così Italia viva sta pensando bene di battere il ferro finché è caldo, chiedendo un cambio di passo o, in alternativa, la “testa” di Richetti. Eppure, Calenda e Renzi si ritroveranno insieme, sullo stesso palco (quello del teatro Eliseo, a Roma), mercoledì prossimo. L’occasione è la tappa romana di Renew Europe, con il presidente Stéphane Séjourné, capo del partito di Emmanuel Macron e di recente passato alle cronache per gli attacchi al governo Meloni sulla gestione dei flussi migratori, e il vice Abir Al- Sahlani. I due leader del terzo polo parteciperanno al panel conclusivo dal titolo “La necessità di una forza politica riformista in Europa”, insieme a Giuseppe Benedetto, presidente della fondazione Einaudi e co- fondatore dei Liberali Democratici Europei, e a Riccardo Magi, segretario di + Europa.
Presenti il renziano Luigi Marattin, la segretaria di Azione Mara Carfagna e l’ex senatore e oggi consigliere della fondazione Einaudi Andrea Marcucci. Ma ci saranno anche l’attuale senatore di Azione Marco Lombardo e Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe. «Dal 2018 lavoriamo per costruire una nuova forza politica riformatrice - ha scritto proprio Gozi su twitter Oggi Renew Europe è una grande realtà europea: la vogliamo far crescere anche in Italia». Da confermare la presenza di Emma Bonino. «Davvero basta con le polemiche dentro il terzo polo - tuona Marcucci - Abbiamo tutti una casa comune: Renew Europe. Le forze liberali e riformiste devono federarsi e presentarsi insieme alle elezioni europee del 2024. La nostra federazione deve essere accogliente ed inclusiva, alternativa ai massimalismi di destra e di sinistra e va fatto uno sforzo da parte di tutti». Sempre che sabato, durante le riunioni dei gruppi, non si arrivi al punto di non ritorno.