Il tavolo del centrodestra sulle Regionali che doveva tenersi ieri è saltato. Troppe le divergenze degli ultimi giorni sulle quattro regioni al voto l’anno prossimo ( Piemonte, Sardegna, Umbria e Basilicata), e sulle ultime uscite del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Il capogruppo del Carroccio in Senato, Massimiliano Romeo, è in silenzio stampa dopo aver prima presentato e poi ritirato tre emendamenti alla legge di Bilancio afcendo infuriare Fdi e poi criticato Lollobrigida per la richiesta ( accolta) di fermata a Ciampino del Frecciarossa che avrebbe dovuto condurlo a Caivano, Una mossa «che doveva essere evitata» e che ha alzato un polverone politico- mediatico, al quale Lollobrigida sta resistendo assicurando che non si dimetterà e che la sua era «una semplice richiesta». Ma tant’è.

L’episodio si è inserito in settimane di continua polemiche tra Fdi, Lega e Fi, non tali da provocare scossoni in maggioraza ma testimonianza di un clima non proprio sereno.

Molta carne sul fuoco c’è sul tema regionali, dove ieri il tavolo tra alleati previsto in Sardegna si è svolto regolarmente, con la Lega che ha ribadito l’intenzione di ricandidare il presidente uscnete Christian Solinas. Che però Fdi non vuole. Tanto che è stata proprio la coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, la senatrice Antonella Zedda, a convocare la riunione, chiudendo la porta a un Solinas- bis. La dura reazione del Psd’Az, di cui il presidente uscente è segretario, aveva quasi portato alla rottura della coalizione. Ma ieri a Palazzo Tirso, a Cagliari, si sono presentati i rappresentanti di tutti i partiti del centrodestra.

Un vertice, come sottolineato all'arrivo da tutti i rappresentanti delle forze alleate, che è servito a ribadire l'unità e la compattezza, ma che non ha affrontato la scelta del candidato.

«Vogliamo parlare di programmi con tutti gli alleati e rappresentare un centrodestra più unito che mai, pronto a riprendersi l'onore e l'onere di governare la Sardegna per i prossimi cinque anni. Oggi non si parla di nomi', ha detto la senatrice Zedda prima del vertice.

E se in Piemonte è difficile una spallata di Lçega e Fdi al forzista Alberto Cirio e in Basilicata il segretario di Fi ha difeso a spada tratta il presidente uscnete, l’azzurro Vito Bardi, più complicata del previsto potrebbe rivelarsi la partita in Umbria, dove la Lega non ha alcuna intenzione di mollare la presidente uscente Donatella Tesei. Ma l’anno prossimo si vota anche per le Comunali a Perugia, dove si ricandida, con ottime chanche di riconferma, l’uscente Andrea Romizi, di Forza Italia,

che qualcuno vorrebbe alla guida della Regione.

L’impressione è che molti giochi potranno essere decisi dalle Europee, in base ai rapporti di forza che emergeranno dal voto per il Parlamento di Strasburgo. Ma sia Lega che Forza Italia stanno tirando acqua al proprio mulino sulle questioni parlamentari a loro più care: Autonomia e migranti, da una parte; giustizia, dall’altra. L’autonomia è il tentativo di rispondere più efficacemente alle esigenze dei cittadini, una richiesta fondata sull’assunzione di maggiore responsabilità per gestire meglio le risorse e per crescere nella competitività e nel posizionamento internazionale - ha detto ieri il presidente leghista della Lombardia, Attilio Fontana - Non deve fermarsi a livello regionale ma va declinata a livello di tutte le istituzioni dello Stato».

Come da attese, in Aula alla Camera il governo ha intanto posto la questione di fiducia sul dl migranti. La votazione sulla fiducia, posta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, si terrà lunedì, mentre il voto finale sul provvedimento dovrebbe arrivare mercoledì.

Resta alta invece la tensione sulla Giustizia, con gli azzurri che nei giorni scorsi hanno reclamato un’accelerazione che non è arrivata paragonando il disegno proposto dal ministro Carlo Nordio, per importanza, alla riforma costituzionale del premierato e all’Autonomia.

Forza Italia può quantomeno tirare un sospiro di solievo a livello finanziario, dopo le nubi che sono apparse in seguito alla morte di Silvio Berlusconi. Poco più di un milione e settecentomila euro sono infatti arrivati dal luglio all’ottobre scorso, sostanzialmente nei tre mesi della nuova “era Tajani”. A fare la parte del leone è il tesseramento, oltre 800mila euro, arrivati dai 100mila iscritti festeggiati qualche giorno fa dal segretario.