Attraverso il referendum dell'8 e 9 giugno «vogliamo cambiare le leggi e la logica che ha portato a queste leggi» che sono state fatte «da governi sia che dicevano di essere di centrosinistra sia di centrodestra» dicendo che «il Paese cresceva se veniva data libertà al mercato e se i vincoli sociali venivano tolti» descrivendo «la precarietà come necessità di sviluppo di crescita. In realtà non è stata così, sono stati ridotti i diritti, ma anche gli investimenti, ha favorito una logica di competizione non sulla qualità ma sul massimo ribasso». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervenuto a “In mezz'ora” su Rai 3.

«Quando parlo di leggi balorde non parlo solo di precarietà ma parlo anche di leggi che hanno introdotto il subappalto a cascata senza limiti a causa del quale si continua a morire e per questo riteniamo decisivo con il referendum mettere mano e far rimanere responsabile in solido chi decide di appaltare – ha aggiunto – Chiediamo una cosa banale: che l'azienda che ha deciso di appaltare deve rimanere responsabile in solido di quello che succede sul piano della sicurezza. Non può subappaltare e poi non si interessa di come lavora l'azienda, se rispetta o no le norme».

Altrimenti, ha proseguito Landini, «c'è una deresponsabilizzazione e la logica dell'appalto e del sub appalto a cascata diventa solo quella di riduzione dei costi e di non rispetto dei diritti. Non è un caso che la maggioranza delle morti dei lavori riguarda molto spesso lavoratori precari, piccole imprese e lavoratori che lavorano in imprese che lavorano in subappalto».

La risposta è arrivata dal vicepresidente della Camera, il forzista Giorgio Mulé. «I quesiti referendari sul lavoro, sollecitati dalla Cgil e dal Pd ma non dagli altri due sindacati altamente rappresentativi, sono antistorici – ha scandito Mulè intervenendo al “Caffè della domenica” su Radio24 – La stessa Cisl ha detto chiaramente che sono dei referendum che portano le lancette indietro. Anche la Uil, a sua volta, non è tra i promotori. I dati ci dicono che la precarizzazione nel mondo del lavoro in Italia è progressivamente superata». 
Per Mulè «lo confermano i 24 mln di occupati e i contratti a tempo indeterminato che mensilmente vengono registrati. In Senato poi è appena stata approvata una legge che consente l’ingresso ai lavoratori nella governance delle aziende con premi di produttività che sono detassati da questo governo. Per tutti questi motivi, sono convinto che si possa serenamente non andare a votare. Anche perché questo referendum di fatto è una sorta di congresso interno al Partito Democratico, visto che ci sono posizioni assai diverse e contrarie sul Jobs act, una delle bandiere del governo Renzi che oggi viene rinnegata dall’attuale segretario del Pd».