È il primo vero banco di prova per la segretaria del Pd Elly Schlein da quando vince le primarie di partito nel 2023, con tanto di stupore per tutti coloro che «non l’avevano vista arrivare». Perché se in questi due anni e poco più la leader dem ha vinto Regionali e Comunali, da ultimi i successi in Umbria e a Genova, perdendo al tempo stesso diverse tornate elettorali ma quantomeno riportando il Pd stabilmente sopra il 20%, i referendum su lavoro e cittadinanza segnano un salto di qualità nell’esperienza dell’ex vice di Bonaccini in Emilia-Romagna alla guida del partito che fu di Veltroni e Franceschini, di Renzi e Gentiloni.

Schlein si gioca tutto perché un referendum abrogativo riguarda potenzialmente tutti i cittadini, e riuscire nell’impresa di superare il quorum non solo permetterebbe al Pd di archiviare definitivamente l’esperienza del renzismo, abrogando la riforma chiave di quella stagione, il Jobs act, ma darebbe anche una spallata non da poco alla maggioranza di centrodestra, che invita all’astensione (Lega e Fi), auspica cinque no ai quesiti (Noi moderati), se ne lava le mani andando all’estero (il leader della Lega, Matteo Salvini) o come ultima opzione va a votare ma non ritira le schede (e quindi si astiene - la presidente del Consiglio Giorgia Meloni).

E se è vero che raggiungere il quorum appare quantomeno proibitivo, è altrettanto vero che Schlein, assieme agli altri leader del centrosinistra, da Conte a Fratoianni, da Bonelli a Magi, non si sta risparmiando in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Oggi la leader dem sarà nelle Marche a fianco dell’eurodeputato e candidato presidente della Regione Matteo Ricci, già renziano ma convertito sulla via Adriatica, dopo due mandati da sindaco di Pesaro. Oggettivamente sembra molto difficile che 25 milioni circa di italiani possano recarsi alle urne tra domenica e lunedì, ma anche in caso di non raggiungimento del quorum bisognerà vedere in che modo si realizzerà la sconfitta. Con una percentuale di votanti sotto al 30% si può dire che il referendum è nettamente fallito. Ma se i votanti si attestassero attorno al 40% allora sarebbe comunque un segnale non indifferente.

Una minoranza, comunque significativa, che permetterebbe al campo largo di rivendicare una battaglia dal loro punto di vista giusta, condivisa in primis con il leader della Cgil Maurizio Landini a differenza della Cisl, che non ha fatto campagna attiva per i quesiti sul Lavoro. Un minoranza significativa permetterebbe al campo largo di avere una “base di lancio” per le Politiche del 2027, magari cercando nel frattempo convergenza più decise su temi, come il salario minimo, che a differenza dei referendum sono condivisi anche dai centristi di Azione e Iv.

Nel frattempo ci saranno anche le Regionali in territori importanti come Campania e Toscana, ma anche le già citate Marche, il Veneto e la Puglia, con il campo largo che punta al 4-1. Una vittoria, o altresì una sconfitta con onore ai referendum, permetterebbe insomma al campo largo e al Pd i primis di “prendere la rincorsa” in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

Ma se Schlein si gioca tutto è anche perché una sonora sconfitta domenica e lunedì sarebbe l’occasione per i riformisti dem di far notare come forse la segretaria dovrebbe concentrarsi meno sul passato (vedi smontare il Jobs act) e più sul futuro. D’altronde, la minoranza dem ha già fatto sapere che o non ritirerà le schede sul Lavoro o voterà no, dunque contro le indicazioni del Nazareno. C’è da scommettere che con un'affluenza molto bassa non passerebbero molto ore dalla chiusura dei seggi che da Guerini a Gori, da Fassino a Madia, da Picierno a Sensi, in molti chiederanno conto alla segretaria di un così vigoroso impegno per smontare una riforma di cui agli elettori, evidentemente, interessa poco.

Anche perché se è vero che Schlein in questi due anni e mezzo ha rimesso in piedi un partito che sembrava in ginocchio, è altrettanto vero che nei sondaggi il vantaggio di FdI rimane consistente, così come quello della coalizione di centrodestra sul campo largo. «Siamo pronti alle elezioni anticipate e io sono pronta a governare», ha detto Schlein qualche giorno fa. Per farlo, ha bisogno innanzitutto di un partito compatto che la segua in ogni sua mossa e questo dipenderà, in primis, dal risultato dei referendum di domenica e lunedì.