Dentro Forza Italia la preoccupazione sui risvolti che potrebbe avere l'approvazione dell'Autonomia nell'elettorato meridionale del partito è ai massimi. Non passa giorno che questo o quel dirigente di Calabria, Puglia, Campania e Basilicata non facciano direttamente presente ad Antonio Tajani di quale sia la posta politica in gioco e di quale vantaggio si rischia di dare ai principali competitor politici degli azzurri (fuori e dentro la coalizione) se i vertici azzurri assisteranno senza colpo ferire al trionfo parlamentare di Matteo Salvini. Il fatto che il ddl Calderoli sia una legge ordinaria e non costituzionale e che quindi sarà approvata definitivamente al prossimo passaggio d'aula a Montecitorio, rappresenta in questa fase una sorta di spada di Damocle, per chi comincia a fare la bocca a un sorpasso elettorale nei confronti del Carroccio che, obiettivamente, il via libera definitivo all'Autonomia renderebbe più complicato.

Che fare, dunque, per bilanciare il verosimile trionfalismo leghista e rassicurare eletti ed elettori forzisti nell'immediato? La prima strada a cui avevano pensato nel quartier generale azzurro era quella di presentare delle correzioni al testo Calderoli, segnatamente nelle parti relative alla determinazione dei livelli essenziali di prestazione e alla perequazione delle risorse da trasferire ai territori economicamente più arretrati, soprattutto per quello che riguarda la sanità. Si tratta però di una strada impervia e senza possibilità di successo, per due motivi: il primo è che una modifica ora del testo determinerebbe un rinvio dell'approvazione dell'Autonomia dopo le Europee, il che contravverrebbe all'accordo politico siglato ai massimi livelli dai tre leader del centrodestra, in base al quale tutti si impegnavano a dare l'ok al ddl Calderoli prima delle elezioni. Qualsiasi iniziativa potenzialmente scivolosa per i tempi parlamentari, sarebbe ovviamente inaccettabile per Salvini, che non accederebbe mai a una cosa del genere, ben sapendo che il suo sostegno al governo Meloni è legato a doppio filo a questo provvedimento. C'è però una seconda strada, sulla quale i leghisti non potrebbero dire nulla, visto che l'hanno già percorsa al Senato quando sotto esame c'era il dl elezioni: presentare cioè un emendamento “di bandiera”, ben sapendo che è al di fuori degli accordi politici e che quindi non verrebbe mai votato nemmeno da FdI. Salvini lo ha fatto per il terzo mandato e per l'abolizione dei ballottaggi nei Comuni, per mandare un segnale ai suoi governatori, suscitando l'irritazione degli alleati ma nessun contraccolpo significativo per la stabilità del governo.

Ma Salvini poteva contare sul fatto che Elly Schlein non avrebbe mai acconsentito a votare un emendamento leghista, sebbene pressata da alcuni settori del Pd. In questo caso, un qualsivoglia emendamento forzista all'Autonomia verrebbe seriamente preso in considerazione - per usare un eufemismo - da tutte le opposizioni, e avrebbe ottime possibilità di passare, provocando anche uno squarcio politico in maggioranza. Strada dunque rischiosissima. Meno rischioso sarebbe, come qualcuno aveva ventilato, confidare nell'ostruzionismo delle opposizioni per sperare in un rinvio a dopo le Europee, ma i deputati di Pd e M5s, pur facendo parte di due forze attualmente ai ferri corti, non sono così ingenui da privarsi di un efficace argomento da campagna elettorale come l'allarme per lo 'Spacca Italia', e quindi protesteranno in Commissione, anche platealmente, ma non tanto da far saltare l'approvazione, come hanno già fatto capire in camera caritatis ai colleghi di Fi.

La linea è dunque quella declinata anche ieri dallo stesso Tajani, vale a dire porsi come il partito del centrodestra che vigilerà sull'applicazione solidale ed equilibrata dell'Autonomia, impegnandosi a depurarla degli aspetti più “padani”, anche se su questo terreno avranno più buon gioco personaggi dell'altra sponda come il governatore campano Vincenzo De Luca e quello pugliese Michele Emiliano, maggiormente a proprio agio quando i toni si alzano. «Noi abbiamo vigilato, grazie al lavoro del ministro Casellati», ha detto il ministro degli Esteri, «affinché l'autonomia differenziata fosse una scelta che va a vantaggio di tutto il Paese. Continueremo a vigilare durante il dibattito parlamentare, che non ci siano storture che vanno a danno e mi riferisco soprattutto ai Lep e soprattutto alla sanità». In casa Fi qualcuno tra i più smaliziati ha messo in preventivo la fiammata leghista, ma ha aggiunto che si tratta di stringere i denti, vista la complessità del testo Calderoli. Il quale prevede una procedura macchinosissima per la messa a regime dell'Autonomia, che in ogni caso non vedrà la luce prima di due anni dall'approvazione, e per quella scadenza i colpi di scena in politica non sono mai da escludere. Da parte sua, il relatore di Fi del provvedimento a Montecitorio, Paolo Emilio Russo, ribadisce al nostro giornale che «si sta discutendo di un provvedimento equilibrato, che non spacca l’Italia né abbandona nessuno». «Forza Italia ha avuto un ruolo di equilibrio. Dobbiamo correre», conclude, «ma sono sicuro che riusciremo a discutere il provvedimento in aula il 29, come da accordi». Le audizioni della commissione Affari costituzionali termineranno domani, mentre il termine per gli emendamenti è fissato a lunedì prossimo.