La manina, insomma, o meglio la vocina, era niente meno che quella del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove. È stato lui a rivelare a Giovanni Donzelli, coordinatore nazionale di Fdi, i dettagli sui colloqui tra Cospito e alcuni detenuti al 41bis per mafia, poi usati da Donzelli per attaccare il Pd in Aula. 

Tanto che dai dem si è alzato un coro unanime che chiede le dimissioni di Donzelli dalla vicepresidenza del Copasir e di Delmastro da via Arenula. Che i due respingono al mittente, ma se il caso dovesse far aumentare gli attriti in maggioranza, chissà che uno dei due, o entrambi, possa essere sacrificato sull’altare del governo.

Gli indizi che quelle informazioni arrivassero da Delmastroa dire la verità, già c’erano, visto che i due condividono una casa a Roma e il sottosegretario ha la delega al Dap, il dipartimento per l’amministrazione penitenziaria. Ma Donzelli ieri ha provato in tutti i modi a “coprire” la sua fonte, cioè il suo amico, parlando di «atti a disposizione di tutti i parlamentari».

Poi però l’inghippo è venuto fuori, sia per l’insistenza del Pd nel chiedere conto al coordinatore di Fdi di quelle accuse, sia perché da Giorgia Meloni stava maturando un certo disappunto per come i suoi stavano gestendo una situazione palesemente sfuggita di mano. 

E così Donzelli ha rivelato la fonte, motivo per cui la sua posizione si fa più solida (Il Pd lo accusava di aver preso quei documenti dal Copasir, di cui è vicepresidente, e aver così rivelato un segreto istruttorio) ma quella di Delmastro è ora pericolosamente in bilico, vista la reazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Che in serata ha chiesto al suo entourage di fare piena chiarezza sull’accaduto. Ma la frittata, ormai, era già fatta.