Che Italia viva e il Movimento 5 Stelle se le sarebbero date di santa ragione, era cosa nota fin dal momento in cui Renzi, con la mossa diventata ormai celebre come “l’assist de L’Aquila” (dalla giocata dell’ex premier alla partita del cuore in favore della segretaria del Pd Elly Schlein) ha deciso di assestare il suo partito sulla lunghezza d’onda del centrosinistra. Ma che il leader di Iv potesse trovare problemi anche nel Pd era meno preventivato, soprattutto per il feeling ormai palese e nemmeno celato tra lo stesso senatore e la segretaria dem.

Ma più di un mugugno dalle parti del Nazareno sta invece arrivando, non tanto sulla mossa in sè, anche se dalla base non mancano le contestazioni (vedi i buuu quando Pierluigi Bersani ha citato Renzi l’altra sera alla festa nazionale del Pd), quanto sulle alleanze nel particolare, come quella in Liguria.

Se l’appoggio di Iv in Emilia-Romagna e Umbria è infatti ben accetto sia tra i dem che ( controvoglia) dal M5S di Giuseppe Conte, a Genova e dintorni le cose sono molto più complicate, sia per i trascorsi degli ultimi mesi, con i renziani che hanno difeso a spada tratta l’innocenza fino a prova contraria del presidente ligure Giovanni Toti proprio mentre Pd, M5S, Avs e pure una delegazione di Azione dalla piazza ne chiedevano le dimissioni (poi ottenute), sia perché Iv sostiene il sindaco della città della Lanterna Marco Bucci, e continuerà a farlo.

Per tutti questi motivi, il matrimonio tra renziani e campo largo in Liguria sarà più difficile del previsto. Anche perché i dem devono fare i conti con gli stessi grillini (o meglio contiani, viste le ultime vicissitudini), che hanno pensato bene di piazzare la propria pedina candidando il senatore Luca Pirondini per far cadere la candidatura dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, destinato nei desiderata dem a prendere il posto di Toti alla guida della Regione.

Renzi, dal canto suo, ha già dato l’ok a Orlando, che peraltro fu suo ministro della Giustizia ( anche se di ripiego, dopo il “no” di Napolitano a Gratteri, prima scelta di Renzi) e sta lasciando che Schlein e Conte risolvano da soli la questione. Ma certo il posizionamento di Iv nel centrosinistra anche in Liguria è fondamentale per la narrazione dell’ex presidente del Consiglio, che ogni giorno di più punta sull’unità a sinistra per far cadere Meloni. E se in Emilia-Romagna non ci sarà partita e ottime chance ci vittoria (sulla scia di quanto accaduto alle Comunali di Perugia) sembra averla anche Stefania Proietti in Umbria, ecco che la Liguria diventa fondamentale. Un 3 a 0 secco per il centrosinistra, per di più in pieno autunno quando la maggiroanza sarà alle prese con l’approvazione di una Legge di Bilancio ancora tutta da scrivere, potrebbe dare una bella spallata al governo. Forse non tanto da farlo cadere, ma nei piani di Renzi le Regionali d’autunno costituiscono il primo tassello di un domino destinato a realizzarsi in via definitiva con i referendum su Autonomia e premierato.

Eppure, l’unità tanto ricercata ancora non c’è. Anzi. «Cambiamento. Vero. E un’identità. Forte. Garantire trasparenza più che seguire la convenienza. Ecco cosa ci chiedono i cittadini liguri. Di centrosinistra e non solo - ha scritto ieri in un lungo post su Facebook il capogruppo della Lista Sansa in Liguria, Ferruccio Sansa, parlando delle prossime Regionali - Abbiamo perso mesi discutendo di Renzi. Un partito che quasi tutte le forze del centrosinistra hanno detto in tutti i modi di non volere. Un partito che ha idee diverse, se non opposte agli altri, su quasi tutto: dallo sviluppo economico della Regione alla giustizia.

Per non dire della visione stessa della politica e del ruolo delle istituzioni. Un partito, tra l’altro, che a Genova sta con Bucci e che in Regione vorrebbe stare con il centrosinistra ( con o senza stemma non fa differenza). Il consenso non si conquista imbarcando tutti. Ma costruendo un’identità precisa. Con la credibilità».

Una presa di posizione forte, condivisa dal M5S ligure e anche da una parte del Pd. Che fatica a riaccogliere in via definitiva il figliol prodigo e che, un giorno sì e l’altro pure, litiga con il coniuge contiano ( da ultimo, sulle parole non esattamente pro Harris da parte dell’ex presidente del Consiglio). Insomma, ‘o purpo s’adda cocere int’ a l’acqua soja, come dicono a Napoli ( il polipo deve cuocersi nella sua acqua) e vista la Regione prettamente marittima il proverbio può valere anche per il centrosinistra ligure.