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Il Qatargate «è un fatto scandaloso, che ha bisogno di giustizia», ma «le modalità con cui si tengono in carcere le persone per estorcere una confessione...». Intervenendo all'evento “Le sfide della liberaldemocrazia in Europa - Come rafforzare Renew Europe e Partito democratico europeo” promosso da Sandro Gozi a Milano, Matteo Renzi torna a parlare di Qatargate, dei protagonisti del caso ma anche dei metodi investigativi non sempre trasparenti. A cominciare dalla detenzione preventiva, spesso utilizzata, a Bruxelles come a Roma, per estorcere confessioni più che per reali motivazioni di reiterazione del reato o di inquinamento della prove.
«È difficile avere dubbi quando uno va via con 600mila euro nel trolley», dice Renzi, comunque convinto della colpevolezza degli indagati. «A me colpisce che Antonio Panzeri era uno di quelli andati via dal Pd contro di me, dicendo che non avevo valori e ideali. Mi attaccava per le mie conferenze, io non ho mai avuto rapporti con lui se non conflittuali», prosegue il socio di Carlo Calenda nel Terzo Polo. Che però poi conclude: «Si faccia il processo, si condanni ma non si neghi a una madre di vedere una figlia perché questo è l'opposto dei nostri valori».