PHOTO
GIORGIA MELONI
«Il governo della Repubblica è composto del presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi». Inizia così il testo dell’emendamento del governo all’articolo 3 della riforma costituzionale sul premierato, approvato oggi dalla commissione Affari costituzionali del Senato.
L’emendamento riscrive l’articolo 92 della Costituzione, rispetto alla formulazione originaria uscita dal Consiglio dei ministri elimina il premio di maggioranza al 55 per cento, introduce il limite dei due mandati per il premier e il potere di revoca dei ministri.
«Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente. La legge disciplina il sistema per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività. Il Presidente del Consiglio è eletto nella Camera nella quale ha presentato la candidatura», recita ancora il testo dell’emendamento approvato in Commissione. Ma la soglia necessaria a far scattare il premio, l’eventuale ballottaggio se nessuno raggiunge la soglia, come conteggiare il voto dei 5 milioni di italiani all’estero, sono tutte questioni rimandate alla futura legge elettorale.
«Le alternative non sono tante», ha spiegato il presidente della Commissione, Alberto Balboni, «perché se nessuna forza politica raggiunge la soglia del 40 per cento, le alternative sono due: o un Parlamento proporzionale - tanti voti, tanti seggi -, che però sarebbe una contraddizione in termini rispetto all’obiettivo di questa legge», oppure «stabilire una soglia minima ad esempio del 42 o 43 per cento, che comunque sceglierà il Parlamento e, se non si raggiunge quella soglia, resta solo il ballottaggio», ha detto Balboni.
In ogni caso, «il presidente della Repubblica conferisce al presidente del Consiglio eletto l’incarico di formare il governo; nomina e revoca, su proposta di questo, i ministri», è scritto nell’emendamento del governo che abolisce anche il “semestre bianco”, se necessario il Capo dello Stato potrà dunque sciogliere le Camere in qualsiasi momento.