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IL CARROCCIO IN SUBBUGLIO
Pochissimi tecnici, al massim o un paio, e almeno tre ministeri di peso alla Lega. È questa la linea che verrà ribadita oggi dal Consiglio e che sarà portata al tavolo delle trattative con i futuri alleati di governo di Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Una linea che sembra mettere d’accordo le diverse anime della Lega presenti al momento, visto che dopo il deludente risultato elettorale coloro che erano già pronti all’assalto della segreteria di Matteo Salvini sono ormai intenzionati a dare il colpo finale. Ma prima meglio mettere al riparo la compagine governativa, e così le voci più critiche con il Capitano hanno chiesto almeno di farsi valere nella formazione del nuovo esecutivo. Nel quale il Carroccio potrebbe prendere le Infrastrutture, con Edoardo Rixi, e la Transizione energetica, con Vanna Gavia, dicasteri fondamentali in epoca di importanti cambiamenti per l’approvvigionamento energetico del paese. Anche perché, ragiona un dirigente leghista, «non ci si improvvisa ministri e lo storico degli amici di Fd’I per quanto riguarda l’esperienza governativa è molto ridotto».
E se Salvini ha già chiesto esplicitamente anche l’Agricoltura, ipotizzando addirittura di cambiargli nome in Sovranità alimentare, al famoso schema 8- 4- 4 ( rispettivamente i ministri di Fd’I, Lega e Fi) mancherebbe un ministero. Di questo si parlerà nel Consiglio federale di oggi, con un punto su tutti all’ordine del giorno: portare un esponente di via Bellerio al Viminale. Lo stesso segretario, se possibile, o al massimo un suo fidatissimo come Matteo Piantedosi. «La maggior parte dei dirigenti di Fd’I è nata e cresciuta in Forza Italia - continua l’esponente del Carroccio - ma se scegli nomi come Pera, Nordio e Tremonti che non fanno parte della tua storia politica vuol dire che pensi già a loro come nomi di peso nei ministeri chiave».
Sullo sfondo continuano però i rumors sulle fratture in seno al partito, anche se tra chi sembra tirarsi fuori dal “tiro al segretario” c’è Umberto Bossi. Che pochi giorni fa ha deciso di dar vita a una corrente sua, ispirata ai principi della Lega che fu, quella che aveva ancora il “Nord” nel nome. «Quello che sto facendo è in linea con ciò che ho fatto tutta la vita: far valere le ragioni del Nord ha detto ieri Bossi -. Ribadisco che “Comitato Nord” è un comitato interno alla “Lega per Salvini premier'». Per poi sottolineare che «nel Comitato non sono coinvolti nomi che non fanno parte del partito e alla base c’è il rispetto della militanza».
Militanza che sul pratone di Pontida, a una settimana dal voto, aveva dato l’impressione di essere un po’ stanca. «Credo, purtroppo, che Bossi sia utilizzato da altri - aggiunge il dirigente leghista -. Non è vero che la Lega ha dimenticato le istanze autonomiste e federaliste del Nord». Una qualche smorfia però Salvini deve averla fatta.
Le persone incaricate dal Senatùr per l’organizzazione del progetto sono l’europarlamentare Angelo Ciocca, «con il compito di tenere i rapporti con i militanti e le istituzioni europee» e Paolo Grimoldi, «per gestire le relazioni regionali». Se il primo spiega che «Salvini non è in discussione, né è in programma una scissione», il secondo è pur sempre colui che ha parlato di «elezioni perse drammaticamente» e ha poi messo in piedi una raccolta firme per indire al più presto il Congresso in Lombardia, che si svolgerà entro gennaio. La resa dei conti, insomma, è solo rimandata.