L’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha lasciato la presidenza di Più Europa, e di conseguenza il partito, per entrare in Azione di Carlo Calenda, con lui anche l’ormai ex vicesegretario di Più Europa, Piercamillo Falasca e, a sentire quest’ultimo», almeno 40 amministratori locali.

La decisione è arrivata dopo settimane di tira e molla dentro il partito di Emma Bonino sulla scelta di allearsi assieme a Italia viva in vista delle Europee di giugno. Favorevoli la stessa Bonino, il segretario Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova. Contrari Pizzarotti e Falasca, che spingevano per l’abbraccio con Calenda. Ci hanno provato fino all’assemblea di Più Europa dello scorso weekend, che ha dato il via libera all’accordo con Renzi. A quel punto, ha ragionato l’ex primo cittadino di Parma, non restava che la resa dei conti. E il passaggio con Calenda, con tanto di candidatura alle Europee.

«Dopo discussioni animate e un personalissimo esame di coscienza, sono giunto alla sofferta conclusione che il mio cammino all’interno del partito deve concludersi qui - ha scritto Pizzarotti sui social - Negli ultimi tempi ho assistito a una serie di scelte e di direzioni assunte dal nostro segretario che non riesco a condividere e che, a malincuore, non posso sostenere: questa alleanza, per me anomala, con Italia Viva sta contaminando l’iniziativa di Più Europa con un modo di intendere la politica - quello di Cuffaro e dei suoi candidati, della moglie di Mastella o della rete di Cesaro in Campania - poco europeo, molto distante dal nostro modo di fare politica e dalla nostra missione originale». Pochi minuti dopo, Pizzarotti si è presentato al fianco di Calenda in conferenza stampa alla camera.

«Sono molto felice di dare il benvenuto a degli amici - ha esordito il leader di Azione - Abbiamo come unico obiettivo quello di presentare le liste migliori: faremo una lista che avrà al primo posto due valori: la qualità dei candidati e la coerenza e Pizzarotti sarà il punto di riferimento nel Nord- Est». Calenda ha poi ribadito l’intenzione di non candidarsi personalmente, ma che sta aspettando la decisione degli altri leader, da Tajani a Schlein, fino a Meloni, per decidere il da farsi. Niente candidatura invece per Falasca, che tuttavia ha confermato l’impegno a partecipare alla campagna elettorale con Azione.

La reazione di Più Europa all’addio di due dei suoi dirigenti arriva per bocca di Magi. «Nell’Assemblea nazionale che si è tenuta lo scorso fine settimana la mozione del Segretario, che lo impegnava assieme al Presidente a proseguire nel sostegno al progetto lanciato da Emma Bonino, è stata approvata con 70 voti a favore, nessun contrario e 13 astenuti - ha scritto Magi - Alla luce di questo evidente risultato, Pizzarotti ha deciso di lasciare il partito, dove era approdato da poco più di un anno: si tratta della fine di un equivoco, cioè che ci fosse una spaccatura reale all’interno del partito, che il voto in Assemblea ha fugato». E non è mancata pure una stoccata a Calenda. «Quanto a coerenza e credibilità, Calenda non ci sembra il più titolato a dare lezioni - ha aggiunto Magi – . Per quel che ci riguarda, la nostra campagna elettorale sarà sui temi dell’Europa e del federalismo europeo e non su queste polemiche».

Il segretario ha poi annunciato che nel corso della direzione, che si svolgerà nei prossimi giorni, saranno decisi simbolo e candidature. In gioco anche un ruolo di primo piano per la stessa Bonino. «Le ho chiesto disponibilità e sono certo, anche se so che per lei per ora sarà un sacrificio, che non farà mancare il suo aiuto», ha concluso Magi. Ma c’è anche chi non sta apprezzando le continue porte girevoli tra partiti centristi, con parlamentari, dirigenti e amministratori locali che entrano ed escono da Iv, Azione e Più Europa.

«L’ormai inevitabile derby dell’area liberale alle Europee è uno spettacolo triste per chi, come me, ha sempre creduto in una proposta politica terza, organica e unificante, capace di contrapporsi al bipolarismo ha scritto il responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa - Risparmiamoci almeno gli insulti e gli attacchi personali». Soddisfatti dalle parti di Iv, anche se già negli scorsi tra i renziani si reputava quello di Pizzarotti un «falso problema» .