«Valli a tirare giù, questi elettori di destra, continuino pure a dire che la destra in Italia non esiste più: altro che, sono un terzo del Paese e al referendum decidono per tutti». Nicola Piepoli ha il pregio di ridere e andare sempre un po' sopra le righe, quel tanto che basta per ricordare a se stesso e agli altri che i sondaggi non sono una scienza esatta, e chi li fa deve prendersi sul serio fino a un certo punto. Ma proprio per questo l'esperto che ha una società di ricerca intitolata a se stesso (l'Istituto Piepoli è per esempio la "ditta" di fiducia di Sky News) è forse più plausibile di tanti assolutisti delle intenzioni di voto.E allora il referendum come finisce, professore?I sondaggi sono incerti, tutti. Siamo 50 e 50, e non insistiamo con la storia dell'affluenza al 60 per cento che garantirebbe il successo del sì: non è per nulla scontato.Non se la può cavare così, ci dia qualche elemento in più.Certo: tanto per cominciare il sì era partito bene, poi ci si è assestati verso l'equilibrio attuale. Ed è uno strano equilibrio: gli elettori di Pd e Movimento cinquestelle fanno registrare tendenze uguali e contrarie. Tra i primi, i 2/3 sono per il sì e 1/3 è per il no, tra i secondi sono per il no i 2/3 e 1/3 tende al sì.Quanto vale tutto questo nella corsa referendaria?Premetto che quando parlo di elettorato pd mi riferisco in realtà alla sinistra nel suo insieme, di cui pure i Pd raccoglie la gran parte dei consensi, il 32% sul 37% complessivo. Poi qualcuno mi dovrà spiegare perché in Italia diciamo centrosinistra e ci vergogniamo di dire sinistra. Ma comunque 2 elettori su 3, di quel 37%, oggi sono per il sì.Vuol dire che il 24,5% dei sì totali viene da Pd e satelliti vari, giusto?Capperi, ma allora lei i conti li sa fare. Bene, a questo primo pacchetto aggiunga un terzo dei voti cinquestelle, che in totale oggi danno il 27%: ne viene fuori un altro 9% orientato per il sì. Vuol dire che tra sinistra e Grillo i sì sono sul 32-33% dell'elettorato complessivo. Il resto dovrebbe venire dall'elettorato di destra. Che è molto ma molto più fluttuante.Ci dia un indizio.Parliamo del 32% degli elettori totali, oggi i rilevamenti dicono che, di quel 32%, il 52% è per il no e 48% per il sì. In realtà questo dato dimostra che nell'elettorato di destra la massa non ha scelto, e basta un alito di vento per spostarla. Ma vuol dire anche che se poco più della metà di quest'area confluisce sul sì, il sì ha vinto.Bene: e Renzi come li afferra, questi sì "di destra"?I media stranieri intonano il coro "spendete, spendete". E certo che Renzi deve investire: scusi, ma i maestri del pensiero economico cosa ci hanno insegnato? Che l'investimento non è una spesa ma una creazione di ricchezza. Dopo la crisi del '29 l'Urss fu l'unica a crescere, grazie ai piani quinquennali.Ma Renzi come porta la gente a votare per il referendum se passa tutto il tempo a magnificare la legge di Stabilità?Lei è fuori strada: Renzi non deve parlare, deve agire, approvare una legge di Stabilità davvero keynesiana.Solo così porta la destra a votare sì?Sa Renzi che deve fare? Investire sulla scuola, per esempio. Proprio sulle strutture, a cominciare dalle cose elementari. Le famiglie devono sapere che a comprare la carta igienica per le scuole non provvederanno più loro ma lo Stato, finalmente.Sono utili allarmismi del tipo «votate sì o sarà catastrofe»?In Gran Bretagna dissero: non votate per il leave o sarà catastrofe. Hanno votato per il leave.Sindrome del bastian contrario?Popolarità dei politici ai minimi termini, direi. Se chi governa lancia appelli di quel tipo ottiene l'effetto opposto. E neppure la retorica del «chiudiamo il Senato» funziona. L'istituzione resta lì, i costi pure, non mandi a casa 2.000 persone come se nulla fosse.Il mito della purezza a cinquestelle è a rischio, con Raggi sindaco di Roma?Se Raggi si mette dalla parte del Paese e della città, se per esempio espone striscioni sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi, come ha fatto il sindaco di Parigi, passa dalla purezza dei no a prescindere alla sintonia vera con la gente. Ho fotografato quegli striscioni in Francia, glieli mando oggi stesso.