Camera dei Deputati, interno giorno. Le scolaresche si alternano sulle tribune, il presidente di turno Giorgio Mulè invita i colleghi a «dare il buon esempio». Sui banchi del governo, al centro, c’è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiamato a riferire urgentemente sui fatti di venerdì scorso a Pisa e Firenze.

Ha cominciato a parlare da pochi secondi quando dalla maggioranza parte la prima standing ovation, nel momento esatto in cui il titolare del Viminale difende «il diritto degli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari». In tribuna stampa la mente va subito a quasi 50 anni fa, quando Aldo Moro, nella stessa Aula, pronunciò il celebre discorso sulla Dc che non si sarebbe fatta «processare nelle piazze».

Ma certo i tempi sono cambiati, e Piantedosi oggi parla del necessario «approfondimento» perché «quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è comunque una sconfitta». Poi comincia una lunga difesa delle forze dell’ordine, cui segue la ricostruzione dei fatti. «Respingo fermamente ogni tentativo di coinvolgere, nelle polemiche politiche, il lavoro delle forze di polizia - dice il ministro dell’Interno - A Pisa, in totale violazione di legge, non era stato presentato alcun preavviso alla Questura».

Lo sbarramento in piazza dei Cavalieri era necessario per impedire l’arrivo del corteo a piazza dei Miracoli, giudicato obiettivo sensibile. «Per circa dieci minuti, il personale ha tenuto ferma la posizione, utilizzando i soli scudi, nonostante i manifestanti continuassero a mettere in atto una pressione con spinte, calci, insulti, sputi e tentativi di sottrarre gli scudi», continua Piantedosi, fino alla «carica di alleggerimento», cioè le manganellate, dopo la quale «la situazione si è normalizzata». Poi il ministro ha fornito i numeri dell’azione: 17 manifestanti feriti, di cui 11 minorenni; 2 poliziotti feriti; 4 manifestanti denunciati, tutti maggiorenni. Poi spiega che non c’è «alcun disegno per reprimere il dissenso» e definisce «fantasiose» le ricostruzioni in tal senso. E difende gli agenti aggrediti a Torino da decine di antagonisti, e qui parte la seconda standing ovation della maggioranza. Dalla minoranza, brusii e mugugni.

La discussione prosegue piuttosto blanda, parlano Kelany di Fd’I e Mauri del Pd, Baldino del M5S e Ziello della Lega. Proprio Ziello si rivolge alla sinistra con un vannacciano «il vostro è un mondo al contrario», e quando lo ripete dai banchi dell’opposizione si alza un romanissimo: «Daje...». Mulè fatica a riportare l’ordine. In Aula ci sono Schlein e Conte, ma il vero dibattito si svolge fuori. «Alle critiche fatte all’intervento di Piantedosi ne voglio aggiungere una - spiega la segretaria del Pd - il fatto che mancasse una parola di solidarietà verso i ragazzi feriti a Pisa, pur lo più minori, come non c’è stata da Meloni: è inaccettabile».

E dall’Abruzzo, dove si è spostato per la campagna elettorale, il leader M5S definisce «inaccettabile pensare che il problema siano i cortei, le manifestazioni dei giovani di tutto il mondo che in questo momento si sono uniti per denunciare questo massacro». Ma difende i poliziotti il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, per il quale «se qualcuno ha sbagliato deve essere sanzionato giustamente, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio». Poi il segretario azzurro definisce i poliziotti « gente che garantisce la nostra sicurezza, figli del popolo» mentre «spesso quelli che li attaccano sono figli di papà radical chic, violenti che non hanno nessun rispetto della legge».

Nel primo pomeriggio il dibattito si sposta in Senato e qui arrivano le scintille durante l’intervento del capogruppo M5S, Stefano Patuanelli. Il quale si arresta pochi secondi dopo l’inizio, e rivolto a un senatore della maggioranza, il meloniano Ernesto Rapani, sbotta: «Abbaiare lo dici a qualcun altro, vergognati e taci». Sorpresa in tribuna stampa, interviene il presidente Ignazio La Russa che chiede a tutti di abbassare i toni. «Non continuo - replica Patuanelli - se lei presidente non censura quelle parole». La Russa dice di non aver sentito nulla ma sottolinea che «se c’è stata quella frase devo assolutamente censurare».

Torna la calma e la discussione riprende, con la renziana Lella Paita che spiega come «dare una verità su questa vicenda significa tutelare la stragrande maggioranza delle Forze dell’Ordine che si batte per difendere i cittadini». Più duro Marco Lombardo, di Azione, secondo il quale Piantedosi «è responsabile» di quanto accaduto e «le manganellate sono una sconfitta per il Paese». L’obiettivo principale del governo, la replica del ministro, «è quello di aumentare la presenza delle forze dell'ordine nelle nostre città e ringiovanire gli organici» perché «il governo e la maggioranza che lo sostiene hanno sempre avuto come priorità le esigenze delle forze di polizia e il complessivo potenziamento del sistema della sicurezza pubblica». La reazione è la stessa della mattina: applausi a destra, mugugni a sinistra.