Matteo Renzi è stato proclamato segretario del Partito Democratico. Il presidente della commissione Congresso ha dato lettura dei risultati delle primarie: gli eletti in Assemblea - aperta con l'inno d'Italia - assieme a Renzi sono 700, con Andrea Orlando 212 e con Michele Emiliano 88. "Grazie a chi oggi si rimette in cammino. Cinque mesi fa, il 7 dicembre, concludevo l'assemblea Pd dimettendomi da premier" dice Renzi all'assemblea Pd. Questa è "l'esperienza di un popolo che si rimette in gioco. Questo è un popolo che non ha paura di ripartire e di rimontare mettendo al centro una comunità politica che cerca di fare il bene dell'Italia".
 "Visto che dobbiamo arrivare fino al 2021 insieme, fermiamoci un attimo. Diciamoci parole di verità: chi siamo oggi in questo momento? Se non siamo consapevoli del nostro ruolo, perdiamo il senso dello stare insieme. Vorrei dire grazie di cuore a Andrea Orlando e Michele Emiliano, dal profondo del cuore". Parole accolte da un lungo applauso.
Matteo Orfini è stato eletto per la seconda volta presidente del Partito democratico. In sedici hanno votato contro 60 gli astenuti. Barbara Pollastrini (mozione Orlando) e Domenico De Santis (mozione Emiliano), vicepresidenti. Francesco Bonifazi è stato confermato tesoriere con 11 astenuti.
Andrea Orlando nel suo intervento ha sottolineato: «Abbiamo assunto i peggiori aspetti dei partiti: il clientelismo, il nepotismo. L’idea che il consenso si costruisca con il potere è un’idea ingenua. Matteo, vogliamo fare i conti con il fatto che la rottamazione non ha funzionato? Che serve una classe dirigente autonoma, in grado di esercitare la critica e non selezionata sulla base della fedeltà?». Sulle alleanze future Orlanco ha chiarito la sua posizione: «Chi ha fatto la scissione ha fatto un errore drammatico, come per tutte le scissioni. Ma tra Berlusconi e Bersani, continuo a preferire Bersani. Anche se non a tutti i costi. Serve costruire il centrosinistra. Ma a quei signori bisogna anche spiegare che il centrosinistra senza il Pd non può esistere».