La Commissione europea ci prova: se non a cancellare il rigore almeno ad allentarne le maglie. Ieri i vicepresidenti Dombrovskis e Gentiloni hanno presentato il progetto di nuovo Patto di Stabilità: dovrebbe sostituire quello originario, sospeso sino al 2024 per la crisi Covid. Ma per fare i conti e valutare come le nuove regole impatteranno sull'Italia è presto. Quella della Commissione è una proposta, certo importante perché costituirà la base della trattativa, ma non ancora il vero testo definitivo.

La Germania si è già detta insoddisfatta e di conseguenza sarà inevitabile irrigidire la formula partorita dalla Commissione, pur senza arrivare al modello iper- rigorista proposto da Berlino. La modifica fondamentale è solo apparentemente tecnica: in realtà capovolge la logica stessa del Patto per come è stato sinora. Le situazioni dei 27 Paesi, segnala la Commissione, sono molto diverse: «Pertanto un approccio unico per tutti non funziona». Viene così rovesciato il pilastro stesso della filosofia rigorista: l'obbligo per tutti i Paesi di sottostare rigidamente alle stesse regole. Nella nuova visione gli obiettivi resterebbero uguali per tutti e anche i parametri rimarrebbero invariati, con il rapporto deficit/ Pil mantenuto entro il 20 per cento e quello debito/ Pil al 60. Ma le procedure di rientro nei parametri dovrebbero essere concordate Paese per Paese, tenendo conto delle diverse situazioni economiche, con piani di 4 anni da ridiscutersi in caso di cambio di governo ed estensibili sino a 7 anni. La flessibilità è dunque tanto implicita e quasi automatica quanto lo schema uguale per tutti del Patto originario era automaticamente e molto più costrittiva per i Paesi in difficoltà, primo fra tutti l'Italia. Non a caso è proprio su questo punto che erano concentrate le critiche della Germania che tuttavia difficilmente potrà insistere troppo su questo fronte. Trattandosi della pietra angolare sulla quale poggia l'intera riforma ideata dalla Commissione, eliminarla significherebbe di fatto dover ripartire da zero.

La regola tanto rigida quanto impraticabile del rientro dal debito nella misura di un ventesimo della quota eccedente il 60 per cento ogni anno verrebbe eliminata e il percorso di rientro verrebbe affidato ai piani quadriennali concordati dalla Commissione, con la possibilità di far scattare «clausole di salvaguardia», cioè di derogare dai Piani, in caso di crisi che riguardano l'intera Unione o comunque in circostanze eccezionali. Ma la rosa ha le sue pungenti spine. In caso di mancato rispetto del parametro del 3 per cento nel rapporto debito/ Pil il rientro dal debito verrebbe fissato automaticamente nello 0,5 per cento del Pil e in caso di scostamento non concordato dal percorso di bilancio fissato nei piani quadriennali le procedure scatterebbero automaticamente. «Ridurre le sanzioni rende le norme più facili da attuare: rafforzeremo la procedura per disavanzo eccessivo basato sul debito», chiosa il duro Dombrovskis.

Per l'Italia la proposta implica vantaggi e svantaggi, dovrà vedersela con regole meno stringenti ma anche con sanzioni certe in caso di scostamenti dalla rotta. I vantaggi, per ora, sono certamente prevalenti. «L'Italia dovrà ridurre il proprio debito e credo che non ci sia nessun italiano che non ne sia consapevole. Ma potrà farlo con maggiore gradualità e nel modo che deciderà», sintetizza Gentiloni.

Il punto critico è la trattativa ancora del tutto aperta con i Frugali. L’Olanda appare meno blindata del solito e anzi si è già detta favorevole ai piani nazionali ma probabilmente conta sulla Germania per stringere un po' di più le maglie. E la Germania è in effetti decisa a farlo, soprattutto per quanto riguarda le procedure di rientro dal debito prima di tutti proprio dell'Italia. Basti dire che nella sua proposta chiede un rientro dell' 1 per cento ogni anno uguale per tutti e per l'Italia sarebbe una lunga cura di lacrime e sangue. Ma anche senza arrivare a questi estremi, ai quali certamente non si arriverà, se passasse l'abbinata di norme più rigide per il rientro e di procedure automatiche in caso di scostamento l'attuale equilibrio complessivamente favorevole all'Italia nel testo della Commissione potrebbe ribaltarsi completamente.