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«Non vi sono i presupposti per l’esecuzione delle verifiche ispettive attribuite alla competenza di questo Dicastero». Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, risponde così all’interpellanza di Deborah Serracchiani e altri deputati Pd sulla presunta fuga di notizie partita dalla procura di Ragusa. La vicenda è grave. E riguarda le indagini a carico di Luca Casarini e altri esponenti della Ong Mediterranea accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il trasbordo di 27 persone - avvenuto nel settembre del 2020 - salvate dalla nave mercantile Maersk Etienne.
Un’accusa ancora tutta da dimostrare (è prevista per oggi l’udienza preliminare) in un’aula di Tribunale eppure già spiattellata fin nei minimi dettagli da due giornali in particolare, la Verità e Panorama, che per settimane hanno pubblicato materiale finito nei brogliacci dell’inchiesta. Comprese delle conversazioni telematiche scritte intercorse tra esponenti della ong e alcuni parlamentari dem, a cominciare da Matteo Orfini, da sempre sostenitore delle attività di Mediterranea. Non solo, come già denunciato su questo giornale da Fabio Lanfranca, uno dei due legali di Casarini insieme a Serena Romano, tra gli atti pubblicati ci sarebbero anche una serie di scambi privati, attinenti addirittura alla sfera religiosa di alcuni indagati.
Ma come è stata possibile una fuga di notizie di queste dimensioni? E perché persino le comunicazioni con deputati della Repubblica sono finite agli atti senza alcuna autorizzazione richiesta alla Camera d’appartenenza? Sono queste, in sostanza, le domande poste da Debora Serracchiani al sottosegretario Ostellari. Poiché l’acquisizione dei tabulati gode delle tutele accordate ai parlamentari dagli articoli 15 e 68, terzo comma, della Costituzione, secondo la sentenza 170 del 2023 della Corte costituzionale «è impensabile che non ne fruisca, invece, il sequestro di messaggi elettronici, anche se già recapitati al destinatario: operazione che consente di venire a conoscenza non soltanto dei dati identificativi estrinseci delle comunicazioni, ma anche del loro contenuto, e dunque di attitudine intrusiva tendenzialmente maggiore». Secondo la Consulta, in altre parole, per acquisire quelle “prove” gli inquirenti avrebbero dunque dovuto, con ogni probabilità, chiedere l’autorizzazione alla Camera dei deputati.
Ma per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari «non emergono profili di rilievo disciplinare a carico dei magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale di Ragusa e del tribunale di Ragusa che si sono occupati a qualsiasi titolo della vicenda tratteggiata nell’atto di sindacato ispettivo». Anche perché «non risulta essere stata svolta», in via diretta o indiretta, «alcuna attività di intercettazione telefonica/ ambientale/ telematica nei confronti di parlamentari». Anzi, secondo quanto riferito dal sottosegretario, «la polizia giudiziaria nella redazione dei brogliacci di ascolto ha provveduto a omettere ogni indicazione relativa al contenuto nei casi di conversazioni ritenute irrilevanti ai fini dell’indagine» . Ma allora da dove sono uscite le conversazioni pubblicate sulla stampa? Perché se erano conversazioni «irrilevanti, non finivano nel fascicolo d’indagine e quindi non avremmo mai potuti averli nella pubblicazione sulla Verità e su Panorama », perché semplicemente non sarebbero stati presenti tra «gli atti del fascicolo», replica Serracchiani, ritenendosi insoddisfatta dalla risposta dell’esponente di governo. «Se si tratta di un’estrazione per copia forense, come lei ricordava, determinata dal sequestro del cellulare di un indagato, allora a quel punto l’estrazione doveva fermarsi quando si trattava, come lei ha ricordato, di conversazioni che riguardavano appunto dei parlamentari. Ebbene, non è così, perché se lei legge quella copiosa rassegna stampa che sicuramente avrà acquisito, troverà nomi e cognomi e troverà virgolettate alcune dichiarazioni» di parlamentari, insiste l’esponente dem, puntando il dito contro le presunte violazioni delle guarentigie, avvenute nel corso delle indagini. Per questo, secondo Serracchiani è «inaccettabile» che Ostellari «dica che non ci sono ragioni per procedere ad una ispezione presso la procura di Ragusa e il tribunale di Ragusa, perché è evidente che le cose non sono andate esattamente come lei ha ricordato e che pertanto c’è un’evidente lesione non solo del diritto di difesa, ma c’è un'evidente lesione della normativa vigente sulle intercettazioni». Lesione o no, nella ricostruzione di Via Arenula più di qualcosa non torna.