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«Io sto benissimo, non sono né rammaricato né offeso con Silvio Berlusconi». Stefano Parisi, reduce da un fine settimana al turbo, che lo ha visto lanciare il suo nuovo movimento "Energie per l'Italia" e poi però anche partecipare insieme a un big azzurro come Antonio Tajani, uno dei fondatori di Forza Italia, pezzo da novanta per FI nel Ppe, a due gremite manifestazioni a Fondi e a Pescara, sorride divertito quando Il Dubbio gli chiede se si sente "licenziato" da Silvio Berlusconi: «Come posso esserlo, visto che di Forza Italia non sono mai stato? ». Il manager-politico, ex di tanti prestigiosi incarichi da civil servant, cresciuto alla scuola riformista di Gianni De Michelis nel governo di Bettino Craxi, è uno che ha spalle larghe e una storia molto diversa da quella dei vari aspiranti delfini alternatisi all'ombra di Silvio. Il cui stop secondo Parisi è dipeso soprattutto da Matteo Salvini: «Forza Italia ha un bivio davanti a sé o si fa guidare da Salvini oppure sta nel nostro mondo che è quello liberale e popolare». Rilancia: «Non vedo l'ora di avere con Salvini un confronto pubblico». A chi prevede che scomparirà politicamente come Passera replica netto: «No, perché io sto dentro il centrodestra».Dottor Parisi, da un lato lei si smarca da Berlusconi creando un suo movimento ma dall'altro ha partecipato anche a due manifestazioni di FI per il No, con sale strapiene. Dicono che la sua presenza abbia contribuito molto a riempirle. Quindi, non è vero che lei non porta quel valore aggiunto che Berlusconi al contrario ha detto di non aver riscontrato?Io ero loro ospite. So solo che c'era tanto consenso. Pazzesco, bellissimo, a Fondi c'erano 5000 persone, a Pescara 1000. La manifestazione era per il No, e ovviamente abbiamo parlato molto anche di Energie per l'Italia, ho spiegato che cos'è questo nuovo movimento politico che vuole rinnovare tutta l'area del centrodestra moderato, liberale e popolare. E erano tutti molto, molto contenti. Ho ricevuto un ritorno di grande entusiasmo perché la voglia di rinnovare da parte degli amministratori, dei sindaci, dei militanti è fortissima a differenza di quello che pensano i vertici di Forza Italia. C'è tanta gente brava che vorrebbe avere delle prospettive di crescita nella politica e invece ci sono amministratori che hanno tanta esperienza e che però non possono pensare neanche minimamente di crescere con questo modello politico e organizzativo tradizionale.Però in queste manifestazioni il dominus azzurro era un fondatore di Forza Italia, esponente di punta nel Ppe in quanto vicepresidente vicario del Parlamento europeo, come Tajani. Insomma, non tutto il vertice azzurro ce l'avrebbe con lei. O no?E' assolutamente così. Sono davvero pochi quelli che sono contro il rinnovamento. Gran parte dei senatori e dei deputati sono d'accordissimo. Anche rimettendo in discussione il loro stesso ruolo. Sono solo quelli che più parlano, che vanno in televisione, che protestano. Ma dentro Forza Italia c'è un clima molto favorevole al rinnovamento.Scusi, non vorrei rivangare una vecchia querelle, ma dietro le sue parole sembra stagliarsi l'identikit di Renato Brunetta.Non solo. Non è solo lui, c'è anche qualcun altro.Lei ha già detto a Giovanni Minoli di non considerare una legnata quella di Berlusconi. Per lei non è neppure un licenziamento, lo vogliamo chiamare uno stop? E quale ne è il vero motivo?Assolutamente né legnata, né licenziamento. Ma lo stop non c'è stato sul rinnovamento, di cui Berlusconi ha sempre sostenuto l'esigenza. Lo stop c'è stato su una cosa molto più importante che è quella del rapporto con la Lega. Forza Italia ha un bivio davanti a sé, o si fa guidare da Salvini il quale dice: o con me o contro di me, o fuori dall'Europa o niente, o fuori dall'euro o niente e fa una manifestazione per il No dove si presenta con i cartelli "Salvini premier" e dove alcuni dirigenti di Forza Italia vanno a applaudire e parlare (Giovanni Toti ndr); oppure Forza Italia è nel nostro mondo, quello liberale e popolare che non crede ci possa essere una guida da parte di Salvini del centrodestra. E Berlusconi ha scelto di stare con Salvini.Ma il leader azzurro veramente è parso dare uno stop anche al leader della Lega quando ha detto che non si può avere un ruolo se non si va d'accordo con gli altri. O no?Il problema non è che uno può fare il leader perché non litiga con nessuno. Queste sono stupidaggini. La cosa seria è avere o non avere una piattaforma comune. E io credo che l'area liberale e popolare non abbia in questo momento nessuna possibilità di trovare una piattaforma comune con una Lega che parla di ruspe, che dice che i militari italiani debbono sabotare le operazioni di recupero degli immigrati in mare. Non è un problema personale. Io ho un rapporto buono con Salvini.Anche se a La 7 da Minoli ha ammesso che secondo lei il leader della Lega non si sarebbe molto impegnato per lei a Milano tra il primo e secondo turno?Ma non me la sono presa tanto (sorride ndr). Checché ne dicano, io ho un buon carattere (suona come risposta a Confalonieri ndr).Ma lei sa anche che nella Lega c'è sempre stato un po' il gioco delle parti, fin dai tempi di Bossi. Salvini va giù duro, poi però ci sono anche personaggi come Luca Zaia, il governatore veneto, dagli stessi contenuti ma dai toni più moderati.E allora si facessero sentire. Perché la Lega che io conosco era una Lega riformista, di gente di governo, di amministratori con lunga esperienza.Salvini a "Il Dubbio" ha detto che se lei non la offende più, se si occupa come lui di immigrati e moschee il rapporto non è irrecuperabile. Si riferiva al fatto che lei ha definito la sua manifestazione di Firenze del 12 novembre "quella roba lì".Ah, e allora io che dovrei dire? Lui ha detto che io non sono nessuno. L'elenco delle offese è lungo. Comunque, sono molto contento, non vedo l'ora di fare un confronto pubblico con Salvini.Pensa a un modello proporzionale che quindi non prevede più una coalizione?Decidessero loro. Io non sto in Parlamento. Sono anni che si parla di una nuova riforma elettorale e poi hanno fatto dei papocchi. La politica facesse una riforma elettorale e poi decideremo. Se ci sono le coalizioni cercheremo di fare la coalizione se è possibile, se non ci sono andremo per conto nostro. Ma fare le coalizioni prima ancora che si sappia il contesto istituzionale nel quale si lavora mi sembra veramente un'assurdità.Tra lei e Berlusconi è davvero finita?Io non posso essere licenziato perché non sono mai stato dentro Forza Italia. Abbiamo avuto un ottimo rapporto dal punto di vista personale. Non siamo d'accordo su certe cose. Vado avanti per conto mio. Io non ho nessun problema, non sono né offeso, né rammaricato. Penso che Forza Italia è di sua proprietà e quindi la porta dove vuole.Le cronache riportano che lei farà come Trump, senza un partito. Ce lo spiega?No, no, la prego non ho detto così! Non ho detto: farò come Trump. Ma un'altra cosa: i partiti non hanno futuro. E ho aggiunto: guardate Trump che ha vinto senza il partito. Pensare allo schema vecchio secondo il quale il popolo è rappresentato dai partiti significa sbagliare. L'Italia è stata precursore in questo: Berlusconi quando ha fatto Forza Italia non ha creato un partito ma un movimento di opinione e Grillo lo stesso. Poi qualcuno ha voluto partitizzare Forza Italia sbagliando, perché Berlusconi aveva capito che il futuro non era dei partiti.Ora però Salvini l'accusa di aver fatto un "partito da salotto" e su "Il Corriere della sera" Aldo Grasso l'ha paragonata a Corrado Passera. Insomma già prevedono che lei scomparirà politicamente come il banchiere ex ministro di Monti. Cosa replica?No, perché io sono dentro il centrodestra e questo movimento ha l'ambizione di raccogliere tutti quelli che in passato hanno votato centrodestra e vogliono tornare a votare per noi. E a quelli che dicono che noi non siamo nessuno li invito a venire nei nostri Megawatt, così si accorgono di quello che sta succedendo in Italia. Una cosa molto nuova (domani sarà a Parma e sabato a Sassari ndr).Chi sono i "parisiani"?Non definiamoli così. Sono imprenditori, professionisti, studenti, giovani amministratori locali di Forza Italia che hanno preso i voti e hanno il consenso popolare.Intanto, da "Financial Times" a "The Wall Street Journal" e Confindustria, è allarme: euro a picco con il No.Penso che stiamo assistendo a una brutta campagna elettorale del presidente del Consiglio, fatta in modo ossessivo e spaccando a metà il Paese, offendendo gli italiani che non sono d'accordo con questa riforma. Spero che finisca questo atteggiamento di terrorismo. Quando Obama, la Clinton, grandi banche internazionali e Confindustria scendono in campo è una campagna elettorale destinata a perdere.