Anche un vertice con gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni annunciato per ieri e poi rinviato ai prossimi giorni rimette Silvio Berlusconi al centro della scena, con il prolungamento di un'assenza che però ha il paradossale effetto di farne risaltare sempre più la centralità nei giochi del centrodestra. Se il Cav voleva dare il segnale che non si muove foglia che Silvio non voglia sembra esserci riuscito. Ma chi lo conosce bene assicura che non si tratta di tentennamenti sul referendum, tanto più dopo l'uscita di Fedele Confalonieri su Il Corriere interpretata a favore del Sì. Sostengono fonti azzurri con Il Dubbio: «Il No di Berlusconi è deciso e convinto. Deve solo studiare i tempi giusti e poi dare la volata finale e in queste cose, si sa, lui è un mago. Ha sempre pensato che i giochi si decidono negli ultimi 15 giorni. E così ha sempre fatto».Il punto vero non sarebbe quindi questo, ma quello di non correre il rischio di "bruciarsi", arrivando con il fiato corto al 4 di dicembre, o peggio ancora di intestarsi una sconfitta, infilandosi in una trappola. E questo tanto più in una partita così gravida di incognite che potrebbe mai come questa volta ridisegnare sia il centrosinistra che il centrodestra. Un referendum dove c'è anche il rischio che una vittoria del No se la intestino i Cinque Stelle. Ovvio che per il Cav i sondaggi, a cominciare da quelli sugli indecisi tra i suoi elettori, saranno decisivi. Spiegano a Il Dubbio da dentro FI che «Il rischio di bruciarsi semmai Berlusconi lo vuol far correre a Renzi, aspettando che si incarti sempre più nelle difficoltà crescenti che ha in Europa e nell'economia, oltre che nel suo stesso Pd».Insomma, la linea dell'ex premier appare per il momento una sorta di agire senza agire, tipo "L'arte della guerra" di Sun Tzu, che tra l'altro è il libro cult di Massimo D'Alema, alle cui mosse non c'è dubbio sta guardando con attenzione, anche vista la significativa (anche se forse per il Cav eccessiva) presenza di esponenti di FI all'iniziativa di Italianieuropei e di Magna Carta di Gaetano Quagliariello.Berlusconi si starebbe attrezzando a tutte le possibilità, con la sicurezza però che in ogni caso FI sarà decisiva per cambiare la legge elettorale, anche se il Sì vincesse perché dopo la consultazione è atteso il parere della Consulta che potrebbe chiedere modifiche. In ogni scenario tutte le sponde sono utili, compreso D'Alema. Cosa che ha già fatto balenare nei gossip la possibilità di una grande coalizione per cambiare le regole, nel caso di vittoria del No. Intanto dentro Fi c'è chi definisce il vertice che si sarebbe dovuto tenere ieri a Milano solo «un'ipotesi caldeggiata soprattutto dagli alleati». Berlusconi, appena rientrato dagli Usa, avrebbe detto a Salvini e Meloni: «Sto bene, ma sono stanco», dando appuntamento alla prossima settimana. Intanto, però la macchina azzurra si è messa in moto. Ad annunciare la maratona per il No, che partirà da Milano il 22 ottobre, è la coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini. A Milano il 22 con Gelmini e il capogruppo di FI al Senato Paolo Romani ci sarà anche Stefano Parisi contro il quale è tornato alla carica Renato Brunetta. Il capogruppo azzurro alla Camera, la cui riforma della Pubblica Amministrazione era stata bocciata da Parisi, attacca ancora: «Se vuol fare il rottamatore questo novello Papa straniero, cui fanno schifo i nominati da Berlusconi, esca allo scoperto. Della sua Due Diligence si è persa ogni traccia forse per la sua inconsistenza e/o inutilità». Ma intanto Parisi nel suo tour iniziato in Sicilia rincara la dose: «Basta il partito urlato, Forza Italia deve tornare un partito di governo affidabile. Gli elettori chiedono al centrodestra un dialogo moderato. Berlusconi resta il leader, io do un contributo». E avverte: «Servono contenuti, non alchimie di partito». Ribadisce il "No costruttivo" e così la penserebbe anche Berlusconi. Perché «troppe urla e strepiti», sostengono anche alcuni esponenti azzurri, «rischiano di far vincere il Sì». E se così fosse per Silvio si farebbe più forte il desiderio impossibile, che avrebbe confidato negli ultimi giorni di vacanza in Sardegna, di tornare in scena a cose fatte, appena dopo il referendum. Un sogno che si potrebbe realizzare almeno in minima parte?