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«L’intervento della polizia è durato pochissimi minuti, lo striscione non è stato rimosso né era stato richiesto di farlo e non è stata effettuata alcuna identificazione formale della persona». Lo ha detto la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro in aula alla Camera, rispondendo ad un’interpellanza urgente del Movimento 5 Stelle sui controlli effettuati il 25 aprile al panificio di Ascoli Piceno che aveva esposto lo striscione «buono come il pane, bello come l'antifascismo».
Com’è noto, il fatto ha avuto ampia risonanza a livello nazionale, ha ricordato il deputato Giorgio Fede, per «la percezione diffusa di una particolare inopportunità dell’attività di “investigazione” svolta da due agenti della Polizia di Stato, poi da un agente in borghese della Polizia locale». Sia secondo la dirigente della Polizia locale sia secondo il questore di Ascoli Piceno si sarebbe trattata di una attività di «routine». Tuttavia gli interpellanti avevano chiesto al ministro dell’Interno quali fossero le motivazioni che giustificano tali indicazioni, «considerando che il controllo di uno striscione a favore dell’antifascismo esposto il 25 aprile non si capisce come possa qualificarsi come “routine”, essendo un giorno particolare dell’anno, festa nazionale, e non risultando attività simili in situazioni anche vagamente analoghe (a titolo di esempio, striscioni scherzosi nel caso di matrimoni o inneggianti a squadre di calcio cittadine)».
Inoltre hanno domandato se le motivazioni avessero a che fare con «le assurde nuove disposizioni legislative di questo governo in materia di sicurezza pubblica, che tendono a controllare e a vietare anche le più basilari libertà di espressione, anche con riguardo a pensieri e valori sanciti dalla Costituzione, sottraendo risorse ai problemi concreti e reali dei cittadini». Ma per il Viminale tutto normale, come ha spiegato anche Ferro a Montecitorio: «In occasione dei festeggiamenti per l’80mo anniversario della Liberazione per prevenire ogni situazione di possibile tensione sono stati predisposti con apposita ordinanza del questore articolati servizi di ordine pubblico in concomitanza con le cerimonie celebrative con attenzione in particolare alla segnalazione di eventuali scritte o simboli vilipendiosi».
La sottosegretaria ha riferito ad esempio che «nelle prime ore della mattina in via Alcide De Gasperi è stato rinvenuto lo striscione degli ultras della squadra locale con la scritta “Anpi vieni allo stadio”; lo striscione è stato rimosso perché provocatorio e non confacente allo spirito della giornata. Le commemorazioni si sono svolte pacificamente», ha proseguito Ferro. «Intorno alle ore 13, iniziavano a circolare sui social network dei post in cui si faceva riferimento genericamente ad un intervento delle Forze dell’ordine che avrebbero fatto togliere uno striscione commemorativo affisso in piazza Arringo presso il panificio “Assalto ai forni”».
Poco dopo le 9 «un equipaggio della polizia di Stato, vista l’affissione, si era fermato per avere contezza del contenuto e comunicarlo alla questura». Quest’ultima ha dato «disposizioni di non rimuoverlo in quanto assolutamente pacifico e in linea con lo spirito del 25 aprile. A semplice richiesta di sapere chi fosse la titolare del panificio, autrice della scritta, lei stessa ha fornito alla polizia nome e cognome».
Quanto al video pubblicato sui social e ripreso da alcuni organi di stampa «dove si vedevano due operatori di polizia locale di Ascoli Piceno in borghese che chiedevano al titolare del panificio informazioni sullo striscione», Ferro ha evidenziato «che l’attività di controllo della polizia locale è stata un’iniziativa non prevedibile né concordata con le autorità di pubblica sicurezza. Nessun operatore della Digos è intervenuto sul posto come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa». Ferro infine ha negato «connessioni tra quanto accaduto ad Ascoli e il decreto sicurezza» che «lungi dal compromettere i diritti fondamentali mira ad accrescere la sicurezza delle persone, a difendere la proprietà privata, a contrastare fenomeni di degrado e illegalità diffusa andando incontro alle reali esigenze di tutela avvertite dalle comunità locali».
Il deputato Fede nella sua replica si è detto «assolutamente insoddisfatto» in quanto «ad Ascoli si prendono le generalità di una persona che espone uno striscione che dovrebbe avere il grazie delle istituzioni e degli italiani, e a Dongo si radunano centinaia di persone in camicia nera che fanno il saluto romano, e addirittura, lì, in quel caso, la Polizia viene messa a difesa di quelle persone per fermare quelli che contestano e che vogliono ribadire con forza i valori di questa Nazione, allora qualcosa non funziona. E qualcosa non funziona non nella base, non nelle Forze dell’ordine, ma nel vertice, in chi deve dare l’esempio e deve raccontare con fermezza quello che è l’Italia in tutti i suoi aspetti».