Il leader del M5S Giuseppe Conte ha confermato il sostegno a Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, candidato per il centrosinistra alla Regione Marche e indagato nell’ambito dell’inchiesta “affidopoli” dalla procura della città di Rossini.

L’ex presidente del Consiglio ieri mattina in conferenza stampa ha suonato lo spartito che tutti si aspettano, spiegando che «non ci sono ragioni» per chiedere un passo indietro del candidato presidente, chiedendo tuttavia a Ricci garanzie su quelli che vengono definiti «presidi di legalità».

Richiesta esaudita a stretto giro. «Ho molto apprezzato Giuseppe Conte sulle Marche - ha scritto l’ex primo cittadino sui social - e concordo con lui nel rafforzare in Regione i presidi di legalità, trasparenza e di controllo su affidamenti diretti, nomine e consulenze. Ringrazio il M5S, ora riparte la campagna».

Una campagna che in realtà non si è mai interrotta, se non il giorno della ricezione dell’avviso di garanzia e ieri per un giorno di stacco dopo le oltre cinque ore di interrogatorio di mercoledì.

Al suo fianco oggi alla festa dell’Unità di Urbania ci sarà la segretaria del Pd, Elly Schlein, soddisfatta della conferma del supporto M5S a Ricci e fiduciosa di andare «a vincere insieme nelle Marche», come ha ripetuto anche ieri dal palco di San Benedetto del Tronto.

Poche ore prima in conferenza stampa Conte aveva argomentato a lungo su come si è arrivati alla conferma del sostegno a Ricci. «L’impegno di tutelare la legalità dell’idea pubblica nel Dna dei 5 Stelle, è una vocazione costitutiva e insopprimibile. Per questo -sottolinea- abbiamo esaminato tutti gli elementi che riguardano il caso Ricci. Non ci sono ragioni allo Stato, per quel che oggi sappiamo, per chiedere un passo indietro. Abbiamo letto e riletto l’avviso di garanzia e possiamo riassumere che non ci sono elementi a carico della sua colpevolezza».

Di tono diverso rispetto a quello dem i commenti del leader di Iv Matteo Renzi e di quello di Più Europa, Riccardo Magi. L’ex presidente del Consiglio sottolinea di non condividere l’approccio M5S «perché sembrano quasi decidere sulla base di una loro valutazione, che è legittima ma non la mia, chi si deve dimettere e chi no» giudicando tuttavia positiva la scelta di Conte perché «Ricci è il candidato più bravo che c’è nella Marche».

Magi «prende atto» della decisione di Giuseppe Conte «a seguito del legittimo confronto interno al M5S» ma ammonisce: «Anche nella prospettiva di un governo nazionale e della necessità di costruire una alternativa all’esecutivo Meloni che sta portando l’Italia sul baratro è auspicabile che nessuno assuma atteggiamenti di superiorità».

Di «ottima notizia» parla Nicola Fratoianni di Avs, ultimo tassello del campo largo marchigiano (al quale vanno aggiunte diverse liste civiche).

Avanti nelle Marche, dunque. Ma sulle altre regioni al voto? Conte non si sottrae alle domande dei cronisti sulle altre partite in vista. La Toscana, innanzitutto, che andrà al voto subito dopo le Marche. Che faranno i 5 Stelle? «Per noi - osserva- è un sacrificio notevole» dopo 5 anni di opposizione, sostenere il bis di Eugenio Giani. Ma lascia aperta la porta al confronto. «Non imponiamo alcuna soluzione, è in corso una discussione. Bisogna riflettere e capire se ci sono le condizioni».

Quindi la Campania. Conte non vuol sentire di ipotetici scambi tra sostegno a Ricci e quello a Roberto Fico nella regione. «Significherebbe che il M5S fa mercimonio e significherebbe che sono un buffone». Dunque si va verso coalizioni uguali in tutte le regioni al voto? Chiedono i cronisti. Ma qui Conte frena. «Questo no. Non lo posso affatto garantire», le condizioni «a volte ci sono, altre no». L’idea di una «alleanza organica non è possibile. La nostra base ha scelto, noi siamo una forza politica progressista e indipendente perciò non ci si può legare mani e piedi con gli alleati. Nessuno metta in dubbio però la nostra autentica determinazione a creare una alternativa di governo».

Quasi a conferma della valutazione caso per caso, Conte su quello di Milano e su Beppe Sala ha una posizione ben distinta da quella del Pd. «Io chiedo le dimissioni di Sala perché si è trovato al centro di un Far West edilizio a Milano - tuona - Ha fatto la città per super ricchi. E poi hanno confezionato una norma salva Milano, portata al centrodestra che subito l’ha recepita e con la condivisione del Pd in una prima fase: che progetto di alternativa a Meloni portiamo, se questo è il modello?».