La situazione è certamente seria, ma troppo ghiotta per non fare ironia. Specie dopo l’uscita “scomposta” di Palazzo Chigi, che dopo la notizia dell’imputazione coatta disposta dal gip di Roma per il sottosegretario Andrea Delmastro per rivelazione di segreto ha accusato la magistratura di fare opposizione politica. A cogliere la palla al balzo è l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, che tira in ballo una delle recenti riforme volute dal governo di centrodestra: l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Una scelta che, nel caso ci fosse davvero un complotto delle toghe ai danni del governo, impedirebbe a quest’ultimo di “farsi giustizia” sulle stesse.

Orlando ricorda come la procura di Roma, chiedendo l’archiviazione per Delmastro, ha sostenuto le carte erano riservate, smentendo ministro e premier, pur ritenendo il sottosegretario non consapevole del loro carattere riservato, «non proprio un elogio», afferma l’ex ministro. «Il gip non è convinto del fatto che il sottosegretario possa effettivamente non conoscere la natura dei documenti da lui diffusi», forse facendo conto sul fatto che «Delmastro oltre ad avere delega specifica sulle carceri è anche un avvocato penalista. A questo punto “fonti di Palazzo Chigi”, che evidentemente considerano la considerazione del gip per Delmastro un affronto, denunciano in modo sorprendente e originale il complotto dei magistrati - afferma -. Per le “fonti” di governo la pistola fumante è “l’imputazione coatta in un processo tra parti”. Un istituto per la verità che esiste da più di 30 anni, introdotto dal codice voluto dal compianto ministro Vassalli, quotidianamente scomodato dal ministro Nordio, un istituto per inciso previsto per limitare il potere dei pm. Ma se davvero a Palazzo Chigi pensano che la scelta di un giudice, conforme all’ordinamento, sia indizio di una congiura, non solo hanno il diritto, ma prima ancora il dovere di segnalare i responsabili ed eventualmente utilizzare gli strumenti che lo stesso ordinamento offre. Scoprirebbero allora che l’eventuale reato commesso è: l’abuso d’ufficio».