«C'è un fortissimo recupero del Sì. La forza degli argomenti prevale sulle bugie del No». Parla con Il Dubbio Matteo Orfini, presidente del Pd e leader dei "Giovani Turchi". Avverte la minoranza: «Quella del No non sarebbe la vostra vittoria, ma della destra e dei populisti». Sulla permanenza di Renzi al governo se vincesse il No: «Sarebbe una sconfitta politica dalla quale trarre le conseguenze».Onorevole Orfini, Matteo Renzi ha detto che il risultato è apertissimo. E' così?Penso che ci sia un fortissimo recupero del Sì negli ultimi 15 giorni, anche perché gli italiani stanno iniziando a appassionarsi al merito del quesito, a capire su cosa si vota e quando si entra nel merito la forza degli argomenti del Sì prevale sulle bugie del No. Questo sta producendo, nella percezione che abbiamo girando l'Italia in lungo e in largo, una forte crescita dei consensi a favore della riforma.Lei immagina di passare anche questa attesa elettorale di nuovo alla play station con il premier e segretario come siete stati immortalati nella foto del giugno 2015, serata di vittoria alle regionali?Era una bella serata. Siamo stati criticati per quell'immagine, che invece era molto umana, in un momento come quello dell'attesa dei risultati elettorali ognuno scarica a modo suo la tensione. Tra l'altro è una tradizione che coltivo da quando da ragazzo ero segretario della sezione (Ds ndr) Mazzini di Roma. In certe serate portavamo sempre in sezione la play station. Portava fortuna.Renzi dice che con questo referendum ci giochiamo il futuro, i prossimi vent'anni. E' davvero così alta la posta in gioco?Certo. Sono decenni che dichiariamo che va chiusa la transizione istituzionale del Paese e sono vent'anni che non riusciamo a farlo. Sono state tante le occasioni in cui ci si è provato senza riuscirci, dalla Bicamerale di D'Alema in poi. E invece oggi siamo davvero a un passo decisivo, tra l'altro con una riforma che eredita il meglio della tradizione del centrosinistra. Stiamo facendo quello che era scritto nelle tesi dell'Ulivo di Prodi, quello che in più di un'occasione abbiamo proposto in campagna elettorale e che proponevamo anche nel programma del 2013 quando ci siamo presentati alle elezioni con Bersani segretario. Siamo riusciti a fare ciò che avevamo promesso, quindi fermarsi sul più bello sarebbe un peccato.Prodi però pur annunciando il suo importante Sì non risparmia critiche alla riforma e a Renzi. Che ne pensa?Noi ringraziamo tutti quelli che fanno critiche costruttive, credo che vadano sempre ascoltate. Bisogna sempre riflettere sulle critiche soprattutto su quelle di chi ti vuole bene. Però, ovviamente apprezziamo tantissimo il fatto che nonostante ci siano perplessità, si colga il punto di fondo. E cioè che questa è una riforma che fa fare un passo avanti al Paese, che va nella direzione di completare un lavoro iniziato dal centrosinistra tanti anni fa. Da questo punto di vista, il Sì di Prodi è una bella notizia.Il premier si sta rivolgendo all'elettorato di centrodestra, sottolineando che ci sarebbero similitudini tra la riforma Berlusconi e quella di ora. Anche lei ha detto che quello era "Il Berlusconi 1". Ma non crede che ci sia stata in questi vent'anni un'Italia 1 e una 2, quella bipolare e poi quella tripolare?Io sto a quello che è avvenuto in parlamento. Forza Italia questa riforma l'ha votata ed è esattamente quella sulla quale si esprimono ora gli italiani. Poi, l'opinione è cambiata, ma Berlusconi in quel momento era d'accordo. Hanno fatto un po' fatica a motivare questo voltafaccia legato all'elezione del presidente della Repubblica, ma sul merito della riforma, ripeto, erano d'accordo.Berlusconi ribatte che ci sarebbe un Senato a prevalenza di sinistra e quindi se vincesse il centrodestra ci sarebbe una situazione di ingovernabilità. Cosa replica?Evidentemente ha letto male la riforma, perché la fiducia al governo la dà solo la Camera dei deputati, il Senato ha una funzione differente.Se vince il Sì, Renzi non farà prigionieri tra la minoranza interna?Noi ci siamo assunti l'impegno che subito dopo il referendum apriremo il percorso congressuale con i tempi che decideremo insieme. Non è una discussione tra nemici, quindi non si tratta di fare prigionieri o di non farli! (sorride ndr). Si tratta di fare una discussione vera e seria sul futuro del Partito Democratico e sul modo in cui si sta nel partito.Ci sarà sempre posto per Massimo D'Alema, suo ex maestro?C'è ovviamente posto per tutti, ma credo anche che abbiamo il dovere il discutere come si sta insieme in un partito. Perché a me sembra che alcuni eccessi di queste settimane vadano oltre la fisiologia della dialettica interna.Roberto Speranza, leader bersaniano, ha dato dell'"irresponsabile" a Renzi perché avrebbe detto che si rischia un salto nel buio con il No. È uno degli eccessi che lamenta?Mi sembra una affermazione sbagliata. Stanno usando nei confronti del segretario del partito parole ancora più dure di quelle che riservano ai leader delle opposizioni. A me non sembra normale. A Roberto, Pier Luigi (Bersani ndr), a D'Alema dico una cosa semplice: la notte delle elezioni qualora vincesse il No questa non sarebbe interpretata in tutto il mondo e nel nostro Paese come una vittoria di Speranza, D'Alema, Bersani. Ma come una vittoria della destra di Berlusconi e dei populisti di Grillo e Salvini. E che da una vittoria della destra rinasca la sinistra è un'idea molto, molto curiosa, dal punto di vista logico prima che dal punto di vista politico. Invece, una vittoria del Sì dimostrerebbe che quando la politica sa riformare se stessa e la sinistra si fa alfiere del cambiamento riesce a fermare la destra e il populismo.Renzi dovrebbe restare a Palazzo Chigi anche se perdesse?Penso che se il disegno di riforma dovesse essere sconfitto, noi non potremmo che prenderne atto.Si dovrebbe dimettere da premier?Non spetta a me dirlo. Ma sarebbe una sconfitta politica e dalle sconfitte si traggono le conseguenze. Quindi chi vuole che resti a Palazzo Chigi per non correre rischi può votare Sì.Sono stati fatti errori?Abbiamo sbagliato i toni all'inizio ma abbiamo subito dopo tentato di correggere questo errore. Penso che sia stata una campagna elettorale soprattutto bella. Non capisco chi dice che abbiamo spaccato il Paese. Ma noi lo abbiamo fatto discutere della sua Costituzione. Di solito al bar, nei mercati si parla di calcio, in questi mesi invece si è parlato di Costituzione. Questo è un risultato stupendo.Blair dice che per arginare i populismi è necessario in Occidente far prevalere il centro dei due schieramenti. Berlusconi a Il Dubbio ha detto che non necessariamente il proporzionale porta a larghe intese, facendo l'esempio della Dc. Che ne pensa?Penso al contrario che proprio l'idea di una convergenza strutturale tra centrosinistra e centrodestra farebbe vincere i populisti. Cosa diversa è ragionare sulla legge elettorale. Noi su questo nel Pd abbiamo fatto un accordo vincolante per il dopo referendum, che prevede un turno unico con premio di governabilità, un ragionevole compromesso tra le esigenze della rappresentanza e della governabilità. Ed è un sistema che eviterebbe peraltro il rischio delle larghe intese perenni che anziché essere un antidoto al populismo finirebbero per alimentarlo.