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Poco dopo mezzanotte, il quadro politico che esce dagli exit poll e dalle proiezioni conferma molte delle anticipazioni dei giorni scorsi. Non si è trattato solo di un voto locale, per l'elezione dei sindaci. Le indicazioni che arrivano dall'elettorato dicono che i Cinquestelle sono in grado di piazzare colpi decisivi in alcune delel città più importanti d'Italia. A Roma il ko è clamoroso: Virginia Raggi ottiene oltre il 65 per cento dei viti, il pd Roberto Giachetti resta inchiodato al 35. Le grandissime difficoltà per il partito di maggioranza relativo nella Capitale comunque non possono oscurare un verdetto che quel partito ed il suo candidato tramortiscono. La Raggi è la prima donna sindaco di Roma, e diventa forse la più importante personalità politica grillina in campo. Ma se Roma è clamorosa benché attesa, la sconfitta di Fassino a Torino rappresenta un colpo di maglio che sarà davvero difficile assorbire. Chiara Appendino ha recuperato quasi venti punti nei confronti di una amministrazione che non aveva sfigurato nè era stata colpita da scandali o episodi di corruzione. Dunque si tratta di una sconfitta tutta politica: è questo l'elemento più significativo. Dal punto di vista generale, il dato su cui diventa obbligatorio riflettere è che quando il duello è tra Pd e Cinquestelle, al momento i secondi sbaragliano i primi qualunque sia il candidato in campo. L'incubo di Renzi è se questo trend dovesse consolidarsi fino alle elezioni politiche (che peraltro questo voto allontanano: vedremo che succederà dopo il referendum costituzionale): vorrebbe dire consegnare il Paese nelle mani dei Cinquestelle. Tuttavia per il presidente del Consiglio c'è la consolazione non da poco del successo di Beppe Sala a Milano. In questo caso il centrosinistra imperniato sul Pd aveva come competitor il centrodestra ancora a trazione berlusconiana. L'esito è confortante: tenere Milano significa prevalere là dove c'è maggiore dinamismo e dove più che in altre sedi l'Italia e la novità renziana si confrontano con il resto d'Europa. Di converso, per il centrodestra si tratta di una sconfitta che lascia il segno. Il modello Milano era stato preso come cartina di tornasole di possibili intese future per insidiare l'attuale premier. Quel modello ha ottenuto un risultato non trascurabile ma comunque non tale da determinare la vittoria. E' sale sulle ferite di uno schieramento già abbondantemente dilaniato da tensioni interne. Infine Napoli. Il successo di De Magistris era scontato e i voti l'hanno confermato. Ora il rinnovato sindaco può pensare di giocarsi una partita anche nazionale. Che succede ora? I Cinquestelle sono autorizzati ad esultare, il Pd si lecca le ferite. Adesso la corsa verso il referendum costituzionale prende maggiore velocità. Alla luce dei risultati amministrativi, il premier dovrà forse modificare atteggiamenti e strategia. Ora per Renzi si fa tutto più difficile. Da solo contro tutti, diventa esiziale.Carlo Fusi