«Non si esclude un intervento da parte del Governo sulla legittima difesa per eliminare le zone d’ombra dell’attuale normativa in materia», dichiara il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, rispondendo al question time alla Camera. Di fatto uno stop alla riforma fortemente voluta da Forza Italia, Lega e FdI.

«Si vedrà se un provvedimento per la revisione della materia avverrà attraverso progetti di origine parlamentare o iniziative legislative governative», ha poi aggiunto. Nella mattinata di ieri, in Commissione giustizia al Senato, erano state incardinati cinque disegni di legge al riguardo: uno di iniziativa popolare, due di Forza Italia, uno di FdI e uno della Lega. Era apparso, però, subito chiaro che il M5S non avrebbe dato il via libera molto facilmente alle modifiche alla legittima difesa, materia prevista nel contratto di governo giallo- verde.

«In considerazione della delicatezza, della complessità e dell’impatto a livello sociale è necessaria un’analisi approfondita delle norme esistenti. Sarà un lavoro scrupoloso, di sintesi e ragionato nel solco delle garanzie costituzionali, senza muoversi sull’onda emotiva», aveva affermato il senatore pentastellato della Commissione giustizia Francesco Urraro. «L’annuncio di “approfondimenti” sulla riforma della legittima difesa suona come un insulto al programma votato dalla stragrande maggioranza degli italiani alle ultime elezioni, quello del centrodestra. La Lega non dovrebbe tollerare questo rallentamento. Il testo presentato da Forza Italia resta il più equilibrato. Nessuno vuole il far west, ma non è pensabile che la legge metta sullo stesso piano rapinatori e vittime», l’immediata risposta del vicepresidente forzista Mara Carfagna. Le modifiche proposte da Forza Italia traggono origine dalla Commissione “Nordio” per la riforma del codice penale. L’articolato opera su due livelli: mentre nell’attuale impianto del codice Rocco la legittima difesa è inquadrata fra le scriminanti, il nuovo impianto normativo la trasforma in un diritto, ovvero il «diritto di difesa».

Il secondo aspetto consiste nell’obbligo per lo Stato di tenere indenne da tutte le spese del procedimento penale la persona che venga indagata per avere esercitato il diritto di difesa, in ogni caso in cui si riconosca che abbia agito entro i confini del nuovo articolo 52 cp. La proposta di legge di Forza Italia, primi firmatari gli onorevoli Mariastella Gelmini, Enrico Costa e Francesco Paolo Sisto, si compone di soli due articoli.

Il primo comma riconosce nella legittima difesa un diritto soggettivo che è definito nei suoi limiti dal duplice requisito dell’attualità del pericolo e della non manifesta sproporzione fra l’offesa e la reazione. La difesa è legittima a meno che si dia prova che la reazione è stata manifestamente sproporzionata rispetto all’offesa. La persona aggredita potrà essere punita solo laddove esorbiti in modo conclamato dai limiti dell’autotutela. La difesa sarà dunque eccessiva solo in casa di esorbitanza manifesta. L’intento è quello di tenere conto del fatto che la vittima si viene a trovare in una situazione emergenziale che non sempre consente di giudicare con piena razionalità gli esatti limiti della reazione.

Viene poi riscritta la fattispecie normativa quanto all’esercizio del diritto di difesa nel domicilio: è introdotta la presunzione del diritto di difesa, eliminando il limite della proporzione. Per illustrare i contenuti del testo, Forza Italia ha organizzato un tour per il Paese con la presenza dei parlamentari Pierantonio Zanettin, Giusi Bartolozzi e Mirella Cristina. Fortemente critico il Pd. «Noi paghiamo le tasse e pretendiamo che lo Stato garantisca la nostra sicurezza», ha scritto su twitter Nicola Zingaretti. Fortemente contrari ad ogni modifica, infine, le toghe. «La situazione attuale – spiega il presidente dell’Anm Francesco Minisci - è quella che tutela sia l’aggredito che l’aggressore, indicando parametri precisi in cui c’è legittima difesa. La norma proposta va invece nella direzione che legittima di sparare a chiunque. C’è il rischio concreto di una giustizia fai da te».