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La pax romana nei 5 Stelle capitolini sembra essere definitivamente conclusa. Fuori dal Campidoglio, i cosiddetti meetup - cellule della base pentastellata della prima ora nella Capitale - preparano una maxiriunione di guerra. Dentro l'aula Giulio Cesare, alcuni consiglieri meditano una lettera aperta a Virginia Raggi, per intimarle un «cambio di passo» con un maggior coinvolgimento degli eletti e un confronto maggiore sulle scelte di Giunta.A rompere l'argine, nei giorni scorsi, è stato un post molto polemico su Facebook scritto da Francesca De Vito, storica militante grillina della "colonna" romana e sorella del più noto Maurizio, presidente del Consiglio comunale considerato uomo di Roberta Lombardi e grande sconfitto contro Virginia Raggi alle consultazioni on-line per la scelta del sindaco. La scintilla ha subito riattizzato il focolaio di una polemica che serpeggia da settimane tra gli attivisti romani e che ha al centro ancora le nomine «non condivise con la base» e i maxi stipendi. «Che Virginia Raggi abbia sentito il bisogno di circondarsi di "persone di fiducia" ci può anche stare, malgrado alcune scelte lascino il boccone amaro in bocca a molti, che poi però ogni persona di fiducia, compreso Daniele (Frongia, vicesindaco ndr) debba circondarsi di "amichetti di merende", questo diventa inaccettabile», è il passaggio più citato del post di De Vito, che contesta a Frongia di aver scelto come caposegreteria Eric Sanna, suo amico ed ex collega dell'Istat. Parole che hanno ottenuto sia plauso che critiche da parte della base, ma che per la prima volta scoperchiano pubblicamente i mal di pancia intestini al gruppo consiliare.Ieri i consiglieri si sono profusi in dichiarazioni ufficiali di armonia con l'operato della sindaca Raggi, ma in Campidoglio il malumore dei 29 consiglieri è palpabile. Proprio la «sindaca Virginia» sarebbe considerata poco disponibile all'ascolto e soprattutto per nulla disposta a condividere con gli eletti in Consiglio le scelte della Giunta. «Se si trattasse di atti in linea con i valori dei 5 Stelle - ha commentato un'anonima consigliera - non ci sarebbe nulla da dire. Il problema è che in quel che fa Raggi c'è tutto tranne che lo spirito del Movimento che l'ha resa sindaca».Inizialmente, era trapelata la volontà della prima cittadina di intervenire con una riunione di Giunta che sforbiciasse al ribasso alcune delle retribuzioni più indigeste (vedi quella di Salvatore Romeo, caposegreteria della sindaca con uno stipendio da 120mila euro l'anno, il triplo di quello riconosciuto al suo predecessore). Ieri, però, un ulteriore rinvio a data da destinarsi ha fatto infuriare la "minoranza", che ha letto nell'atteggiamento della sindaca la volontà di insabbiare il problema. Proprio questo sarebbe l'atteggiamento incriminato: «Raggi si guarda bene da un confronto con noi, se ne tiene alla larga. Senza comprendere che così non fa altro che peggiorare le cose: noi non ci stiamo a fare da passacarte o schiaccia bottoni», è stato il duro commento di un consigliere grillino.Un «caso Roma» a tutti gli effetti, dunque, che non accenna a sgonfiarsi. Su fronti contrapposti, i militanti e gli eletti della prima ora - che si sentono messi da parte ed esclusi dalle scelte di vertice - e i nuovi innesti dell'amministrazione Raggi, superpagati e dal passato spesso poco in linea con i valori del movimento (come la contestatissima assessora Paola Muraro, già consulente delle precedenti amministrazioni e accusata di conflitto di interessi). Sul web si susseguono appelli all'unità del movimento, ma nelle chat private e nei gruppi chiusi i meetup stanno meditando di organizzare una maxiriunione - alcuni dicono presieduta proprio dalla "prima accusatrice", Francesca De Vito - per riprendere le fila del movimento romano. I membri più in vista della Giunta e il Direttorio, invece, tacciono. E già si respira aria di resa dei conti.