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Colle
Il silenzio è d’oro. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha deciso di ricorrere ai proverbi più antichi per fuggire da ogni domanda sul suo possibile futuro come inquilino del Colle e focalizzare l’attenzione della conferenza stampa sulle ultime misure prese per il contrasto alla pandemia da coronavirus. «Non risponderò a domande sul Quirinale», ha detto prima di qualsiasi possibile quesito, fuggendo da eventuali interpretazioni e fughe in avanti. E così ha finito per non smentire né confermare le voci che si erano diffuse per tutta la giornata, che evidenziavano un suo possibile passo di lato rispetto alle ambizioni quirinalizie. Anche perché con il passare delle ore si è fatta strada la volontà di Silvio Berlusconi e di Forza Italia di lasciare la maggioranza di governo in seguito a un’eventuale ascesa al Colle dell’ex presidente della Bce. Il centrodestra punta ancora tutto sul Cavaliere, che non teme possibili passi indietro della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni nel sostenerlo (non li perdonerebbe) ma deve registrare l’ambiguità di Giovanni Toti e il suo Coraggio Italia, che conferma l’appoggio a Berlusconi «se ci saranno le condizioni» ma intanto spinge per eleggere Draghi dialogando con Italia viva di Matteo Renzi. E così il presidente del Consiglio ha spostato l’attenzione sulla riapertura delle scuole e sull’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50, avendo al suo fianco il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, quello della Salite, Roberto Speranza, e il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli. «Questo è un anno che dobbiamo affrontare con realismo e prudenza, ma anche con fiducia e soprattutto con unità - ha detto Draghi - Il governo sta affrontando la sfida della pandemia e della diffusione delle varianti con un approccio un po’ diverso rispetto al passato, vogliamo essere molto cauti ma anche cercare di minimizzare gli effetti economici e sociali sui ragazzi e le ragazze, che hanno risentito più di altri delle chiusure dal punto di vista psicologico e della formazione». Ed è proprio sulla questione della formazione e del disagio psicologico subito da tanti bambini e bambini, ragazzi e ragazze a causa del ricorso alla dad, che l’inquilino di Palazzo Chigi ha voluto porre l’accento, parlando di diseguaglianze e difendendo la volontà del governo di riaprire le scuole. «La scuola è fondamentale per la nostra democrazia, va tutelata e protetta, non abbandonata - ha spiegato Draghi - Non ha senso chiudere la scuola prima di tutto il resto, non ci sono i motivi per farlo, la situazione è molto diversa grazie ai vaccini». Per poi rispondere citarlo, al presidente della Campania, Vincenzo De Luca, la cui ordinanza di chiusura delle scuole è stata sospesa ieri dal Tar. «Basta vedere gli effetti della diseguaglianza tra studenti creata dalla dad lo scorso anno per convincersi che questo sistema scolastico provoca diseguaglianze destinate a restare - ha sottolineato il presidente del Consiglio - Probabilmente ci sarà un aumento della dad nelle prossime settimane, lo sappiamo, ma il ricorso generalizzato a questo sistema è da evitare». Eppure il bonus di 50 milioni per sostenere i giovani colpiti da disagio psicologico post pandemia è stato tagliato dalla legge di Bilancio, anche se si sta cercando di trovare uno spiraglio nel decreto milleproroghe anche grazie alle centinaia di migliaia di firme raccolte da una petizione che ne chiede il ripristino. In ogni caso, l’unico modo per «essere più liberi» è secondo Draghi il ricorso alla vaccinazione. «Non dobbiamo mai perdere di vista una constatazione, ovvero che gran parte dei problemi di oggi dipendono dal fatto che ci sono persone non vaccinate - ha commentato il presidente del Consiglio - Voglio rivolgere l’ennesimo invito a tutti gli italiani non ancora vaccinati a farlo e ringrazio veramente di cuore chi lo ha già fatto». Per poi spiegare la decisione dell’introduzione di obbligo vaccinale. «Quando si introducono provvedimenti come l’obbligatorietà del vaccino anche sui luoghi di lavoro occorre puntare all’unanimità - è il ragionamento - Sono provvedimenti di una portata sociale ed economica molto importante, hanno molti risvolti anche etici: per il resto è chiaro che le divergenze e le diversità di opinioni non hanno mai ostacolato l’azione di governo». Draghi ha poi riflettuto sul caro bollette, spiegando che oltre ai tre miliardi e mezzo già stanziati «è previsto vengano presi altri provvedimenti nel trimestre successivo e nei mesi a seguire» ma che «occorre chiedere a coloro che hanno fatto grandissimi profitti da questo aumento del prezzo del gas di condividere questi profitti con il resto della società», non escludendo anche il ricorso a uno scostamento di bilancio. Infine, un passaggio sul Pnrr, con il presidente del Consiglio che ha ricordato il raggiungimento dei 51 obiettivi chiesti dalla Commissione europea: «bisogna essere impegnati ora per affrontare gli obiettivi che sono previsti per i primi sei mesi dell’anno», ha concluso.