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DOP IL SÌ ALLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO, SI RIAPRE LA PARTITA NEL CENTRODESTRA
Stavolta è la Lega che guida la coalizione contro la maggioranza Ma Tajani: «Non siamo succubi di nessuno, né di Conte né di Salvini »
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una quiete dopo la tempesta quella che si respira tra le fila di Forza Italia dopo i dissidi scaturiti dalla decisione di Berlusconi di schierarsi contro la riforma europea del Mes. Ma l’impressione è che sia una tregua passeggera, in attesa che l’ennesimo coup de theatre del Cavaliere risolva l’inghippo.
Se il voto favorevole allo scostamento di bilancio aveva ricompattato il centrodestra, portando Lega e Fratelli d’Italia a seguire la linea degli azzurri con qualche malumore in seno ai sovranisti, il prossimo voto del 9 dicembre ha provocato infatti l’effetto contrario, portando i forzisti sulla stessa lunghezza d’onda del Carroccio e della destra, con diversi mal di pancia tra i fedelissimi di Berlusconi.
Gli animi si sono scaldati quando il leader della Lega, Matteo Salvini, ha invitato gli alleati a votare contro la riforma, «perché un parere favorevole significherebbe ipotecare il futuro dei nostri figli». Il ragionamento del segretario leghista si basa su una logica di do ut des: noi abbiamo votato lo scostamento, voi ci venite dietro sulla riforma del Mes. Ed è stato un ragionamento senza sconti, tanto da minacciare la fine dell’alleanza nel caso in cui gli azzurri avessero deciso di votare assieme alla maggioranza. Che tra l’altro non è per nulla compatta nel sostegno alla riforma, con una spaccatura emersa tra i parlamentari pentastellati. Quello che in molti hanno definito un aut aut di Salvini a Forza Italia ha dato tuttavia i suoi frutti in men che non si dica, con una nota di Licia Ronzulli che riportava il parere del grande capo, Silvio Berlusconi. Nota in cui Forza Italia annunciava il suo voto contrario «a questa riforma del Mes, che non fa il volere del Parlamento europeo», stando attenti a sottolineare la differenza con l’uso dei 37 miliardi messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità per questioni sanitarie, fondi ai quali Forza Italia è ancora favorevole.
«Non siamo succubi di nessuno, né di Conte né di Salvini», si è prontamente difeso il vicepresidente azzurro, Antonio Tajani, specificando che la riforma favorisce i singoli Stati e non l’Unione europea, e che serviva un fondo di garanzia dei depositi per tutelare i risparmiatori in caso di fallimento delle banche. La riforma, che ha ottenuto il via libera del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in sede di Eurogruppo, prevede tuttavia il cosiddetto backstop, che garantisce i risparmiatori in caso di fallimento, ma per Forza Italia non basta. O almeno per una parte di essa, vista che la posizione espressa da Berlusconi ha ottenuto la reazione scomposta di alcuni esponenti azzurri, anche di spicco. Se per Osvaldo Napoli quello di Salvini è stato un vero e proprio «ricatto politico in piena regola», altri esponenti di spicco e da subito sostenitori del Mes, da Renato Brunetta a Mariastella Gelmini, preferiscono non commentare, ma l’impressione è che nessuno voglia prendersi la responsabilità di schierarsi contro il leader. Il confronto tra le due fazioni azzurre, insomma, è stato rinviato, per evitare uno spaccamento completo del gruppo. Ma entro il voto del 9 dicembre un chiarimento dovrà avvenire, e ancora una volta sarà Berlusconi a dover trovare una quadra facendo ingoiare un boccone amaro alla fazione del partito più lontana dalla sensibilità leghista.
Ma il problema rischia di espandersi oltre i confini nazionali, visto che il Partito popolare europeo, del quale Forza Italia fa parte, si è schierato a favore della riforma, a differenza dei partiti sovranisti ed euroscettici. Se Berlusconi ha sempre sostenuto, in Italia e ancor più in Europa, una politica in linea con lo spirito del centrodestra comunitario, questa volta gli ha voltato le spalle, con probabile alzata di sopracciglia di Merkel & co. Chi invece plaude alla scelta di Berlusconi sono in conservatori, sia in sede europea che al di qua delle Alpi. «Il 9 dicembre in Parlamento confermeremo il nostro no convinto a uno strumento che permetterebbe agli euroburocrati di mettere le mani nei nostri conti - ha detto Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera - Il centrodestra, al contrario di quel che vuole far credere la maggioranza, è compatto».