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Mentre l'aula Giulio Cesare conferma il No alle Olimpiadi, Roma scopre di avere due buchi di bilancio. Da un mese manca un assessore che si occupi dei conti e da ieri ha deciso di abbandonare la nave anche Stefano Fermante, il ragioniere generale della Capitale. Virginia Raggi non trova pace. Tempo di tappare una falla e si apre una voragine. Solo mercoledì scorso la sindaca aveva avocato a sé le deleghe che furono di Marcello Minenna - Bilancio e Patrimonio - rassicurando tutti: «Abbiamo una ragioneria che funziona benissimo». Poche ore dopo Virginia Raggi scopre che neanche quella esiste più. «Io sono completamente isolato, lavoro senza un indirizzo politico, visto che l'assessore al Bilancio si è dimesso il primo settembre e la sindaca in tutto questo tempo non ha mai voluto incontrarmi», avrebbe detto Fermante ai suoi, secondo Repubblica, prima di rassegnare le proprie dimissioni. «Ma nella situazione in cui versa il Campidoglio i rischi sono troppo alti: i conti sono peggiorati, io sto in prima linea, esposto a critiche spesso feroci, senza che nessuno mi dica cosa fare. Una responsabilità enorme, che non posso sopportare da solo». Le caselle mancanti a questo punto sono quattro: un assessore al Bilancio, uno al Patrimonio, il capo di gabinetto e il ragioniere generale. A cui si potrebbe aggiungere il vice capo di gabinetto, visto che l'attuale Virginia Proverbio è un'eredità di Paolo Tronca che inizialmente la sindaca avrebbe voluto sostituire. A sottolineare il momento critico ci pensa Roberta Lombardi che, nonostante il divieto di Grillo, commenta: «Roma, per come l'abbiamo ricevuta noi, era al predissesto, lo testimonia un documento di fine maggio trasmesso al commissario Tronca. Minenna riuscì a fare una manovra che riportava i conti in ordine. Adesso c'è bisogno di un'azione virtuosa, anche perché ereditiamo un debito storico di svariati miliardi. È una sfida molto seria».I conti in rosso, però, non fanno cambiare idea ai 5 stelle sulla candidatura di Roma2024. Ieri l'assemblea, con 30 voti favorevoli e 12 contrari, ha ufficialmente chiuso le porte alle Olimpiadi. Non senza traumi e conflitti istituzionali. Alla delegazione del comitato olimpico, invitata a partecipare dalle opposizioni, è stata negata la possibilità di intervento con un ordine del giorno votato a maggioranza. «Pensavo di poter parlare davanti al Consiglio comunale per dare le informazioni corrette per questa candidatura perché ne abbiamo lette di tutti i colori», dice Diana Bianchedi, coordinatrice di Roma 2024. «In aula avrei voluto far conoscere il dossier a persone che non lo hanno letto. Oggi a loro viene chiesto di votare un dossier di candidatura che oggettivamente non hanno letto». L'obiettivo di Bianchedi era di convincere i consiglieri «di sedersi con noi e rivedere il progetto». La maggioranza ha scelto di non ascoltare ulteriori pareri "tecnici", scatenando le opposizioni. «I rappresentanti del Coni, per la seconda volta, vengono umiliati da questa maggioranza», dice stizzito il dem Roberto Giachetti. Che poi affonda: «Non gli avete dato nemmeno la dignità di parlare per 5 minuti per spiegare il loro punto di vista, chi impedisce agli altri di parlare è debole nelle proprie convinzioni». Ma nonostante il rifiuto olimpico, i 5 stelle insistono nel chiedere al governo di stanziare al Comune i fondi previsti per i giochi: «Non strumentalizziamo e non diciamo che i soldi non ci sono più, perché una parte importante di quei soldi è ancora a disposizione e può essere usata, se c'è buon senso anche da parte del Governo», ha dichiarato il capogruppo M5s Paolo Ferrara. Una tesi che fa andare ancora su tutte le furie Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che già negli scorsi giorni aveva polemizzato con Virginia Raggi. «L'ordine del giorno approvato oggi dal Consiglio Comunale è ridicolo», dice l'esponente dell'Esecutivo. «Tutti sanno che i fondi di cui si parla sarebbero arrivati da organismi internazionali se Roma avesse ospitato i Giochi olimpici. Ora quei fondi andranno a Parigi o a Los Angeles».