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L’Italia ha una percentuale di vaccinati migliore di quasi tutto il resto d’Europa e l’uso del green pass sta limitando la crescita dei contagi. Per questo, quando si parla dei prossimi strumenti da adottare per fronteggiare il secondo inverno della pandemia, il governo non cede a facili accostamenti con il modello austriaco, che prevede un particolare lockdown per i non vaccinati, o con la Germania, dove la Cancelliera Angela Merkel ha definito la situazione «drammatica». Eppure, la politica è quasi del tutto concorde nel chiedere all’esecutivo che, in caso di peggioramento della situazione e qualora dovessero rendersi necessarie ulteriori misure di restrizione, esse colpiscano solo i non vaccinati, per tutelare chi, grazie al vaccino, è tornato a una via quasi normale. Contraria invece la leader di Fratelli d’Italia, secondo la quale il lockdown per i non vaccinati «banalmente, non risolverà il problema». Osservazione, quella di Fdi, condivisa da Matteo Salvini e da quella parte della Lega che mantiene una linea diversa da quella dei presidenti di Regione del Carroccio. Per il segretario del Pd, Enrico Letta, «siccome il tema della quarta ondata è presente in tutta Europa» la linea rigorista «non è dire “al lupo, al lupo” ma se non si previene è peggio» perché «dobbiamo fare tutto il possibile per tenere aperto il Paese, l’economia, garantire la libertà delle persone». L’alternativa, ha spiegato l’ex presidente del Consiglio intervenendo con Meloni alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, è «tornare al lockdown» ma «non possiamo permetterci un nuovo disastro sanitario ed economico». Tuttavia anche in maggioranza ci sono sfumature diverse nelle richieste da fare al governo, che ieri ha risposto per bocca della ministra per il Sud, Mara Carfagna. «Se la situazione dovesse peggiorare siamo pronti a prendere ogni decisione utile per scongiurare l’avvento di una quarta ondata che in Europa sta assumendo dimensioni preoccupanti», ha detto ieri la ministra forzista proprio mentre la Camera votava con 453 Sì e 42 No la fiducia al governo sul decreto che ha introdotto il green pass nei luoghi di lavoro. «Mi fido del presidente del Consiglio Draghi e del governo: i dati del contagio da Covid in Italia sono oggettivamente migliori che nel resto d’Europa ma l’importante è essere pronti nel caso la situazione dovesse peggiorare perché si deve fare di tutto per evitare nuovi stop generalizzati - ha replicato il senatore Pd Andrea Marcucci - Tra le cose da studiare in modo approfondito il lockdown per i non vaccinati, come propongono alcuni governatori, il modello tedesco delle 2G, la diminuzione della durata del Green Pass». Il riferimento alle 2G implica il rilascio del green pass solo per vaccinati (geimpft) e guariti (geheilt), un’ipotesi al momento scartata dal governo. Se ne riparlerà nel caso in cui alcune zone dovessero passare in “arancione”, eventualità ancora nemmeno all’orizzonte. L’attenzione è infatti su quei territori, come il Friuli Venezia Giulia o la provincia di Bolzano, che presto potrebbero passare in giallo, fascia che prevede ancora poche limitazioni. Più complicato il passaggio in arancione, «da evitare assolutamente» secondo il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga. Vaccini e green pass, dunque, sono ancora la strategia che il governo intende portare avanti, tanto che nel Consiglio dei ministri di questa mattina con ogni probabilità verrà resa obbligatoria la terza dose per gli operatori sanitari. «Siamo assolutamente convinti che solo grazie ai vaccini e al green pass usciremo da questa pandemia - ha sottolineato la capogruppo dem a Montecitorio, Deborah Serracchiani - Occorrono però ancora rigore e gradualità nelle decisioni e solo rispettando le regole potremo continuare a tenere aperte le nostre attività economiche e a lavorare e potremo utilizzare appieno le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per aumentare l’occupazione e rafforzare la ripresa economica».