L'irritazione verso gli alleati c'è. E la conferma il capogruppo leghista in commissione, primo firmatario dei 14 emendamenti presentati al decreto Ong e dichiarati inammissibili, in quanto estranei alla materia, dai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera, l'azzurro Nazario Pagano e l'esponente di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda.

“Sono stupito della decisione”, afferma a caldo Igor Iezzi, che puntualizza: “Nel merito gli emendamenti erano perfettamente attinenti all'argomento, visto che avevano a che fare con la gestione dei flussi migratori e andavano a modificare lo stesso testo di legge modificato dal decreto Ong”. Quindi, l'affondo contro gli alleati: “Non vorremmo avessero prevalso logiche politiche”.

Ma da Forza Italia e Fratelli d’Italia si assicura che la decisione di non ammettere le proposte emendative leghiste (che miravano a reintrodurre diverse norme dei decreti Salvini, abrogate durante il governo giallorosso, introducendo ad esempio una stretta su permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari e protezione speciale) è “esclusivamente di natura tecnico-giuridica”, come ribadisce più volte lo stesso presidente Pagano. Eppure, già nella giornata di ieri fonti parlamentari dei due partiti di maggioranza alleati della Lega avevano sollevato forti perplessità sull'opportunità (anche politica) di inasprire ancor più del dovuto il clima già teso con le opposizioni sul fronte migranti. Con il rischio, era il ragionamento, che le forze di minoranza mettessero in atto un duro ostruzionismo (tra l'altro già minacciato), tale da rallentare l'iter del decreto, atteso in Aula della Camera il 2 febbraio e da convertire in legge entro i primi di marzo (ma deve essere esaminato anche dal Senato).