Governo Meloni contro istituzioni europee, capitolo primo. Dopo le prime settimane di luna di miele (non proprio tale, ma ci si aspettava di peggio) con tanto di sorrisi a 32 denti durante la prima visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Bruxelles, sono le parole della presidente della Bce, Christine Lagarde, a mandare su tutte le furie diversi esponenti dell’esecutivo.

In particolare quelle sul Mes, trattato europeo che l’ex ministra delle Finanze francesi si è augurata «l’Italia ratifichi in fretta», e quelle sul rialzo dei tassi d’interesse, mossa che giovedì ha fatto crollare la Borsa di Milano, poi quella di Francoforte e a ruota le altre. Con tanto di rialzo anche dello spread, schizzato oltre i 200 punti base. Pur senza prese di posizione chiare da parte di palazzo Chigi, è stato il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, nonché capodelegazione di Forza Italia al governo, Antonio Tajani, a chiarire alcuni aspetti della vicenda. «Ferma restando l’indipendenza della Bce, non è positivo per l’Europa e per l’economia reale italiana alzare i tassi di interesse - ha detto ieri Tajani dal palco delle celebrazioni per i dieci anni di vita di Fratelli d’Italia - È giusto che lo faccia la Fed ( la banca centrale americana, ndr), perché l'inflazione è endogena, ma in Europa l'inflazione è causata dall'aumento dei costi dell'energia. E lo strumento per fermare l'inflazione in Europa è il tetto al prezzo del gas». Provvedimento che si proverà a mettere definitivamente nero su bianco lunedì nei palazzi di Bruxelles, con probabilità di riuscita ancora indecifrabili.

Ancor più dura la posizione di Fratelli d’Italia, che per bocca del ministro della Difesa, Guido Crosetto, critica duramente le mosse della Bce. «La mia preoccupazione è che un’azzardata di questo tipo rischi di mettere l’Italia e l’Europa in una spirale di inflazione e decrescitaeconomica drammatica - ha spiegato Crosetto dallo stesso palco - L’aumento dei prezzi in Europa non deriva da un eccesso di domanda, l’inflazione aumenta perché aumentano energia, petrolio, gas, materie prime: affrontare con un aumento dei tassi di interesse un momento di crisi economica è curioso e ancora di più se associato a un'altra cosa che sta passando sottotono, cioè che l’Unione bancaria europea ha chiesto alle banche di rientrare alcuni crediti».

Ma se le critiche a Lagarde hanno compattato la maggioranza, con Fabio Rampelli, fedelissimo di Meloni, che ha ha ipotizzato una sorta di “ricatto” tra le parole della presidente della Bce sui tassi e la richiesta all’Italia di ratificare il Mes, è proprio su quest’ultimo che nel centrodestra le sensibilità sono più sfumate. «Sono l’unico che non lo votò», ha scandito Crosetto ragionando sul fatto che «il tema non è solo la teoria e l’utilizzo ma come è stato costruito».

E se per Tajani il regolamento del Mes «rende la struttura completamente libera da qualsiasi controllo democratico» e per questo andrebbe rivisto, il numero due di Forza Italia ribadisce tuttavia il proprio favore al suo utilizzo, in caso di necessità. «Non posso cambiare quella che è stata la mia posizione da sempre: sull’utilizzo del Mes sono sempre stato favorevole - ha scandito il ministro degli Esteri - Ma se la signora Lagarde è costretta ad andare in Parlamento a raccontare quelle che sono le scelte della Banca centrale europea, il direttore del Mes non ha questo obbligo, cioè non deve rendere conto a nessuno e quindi non c'è il controllo parlamentare come c’è per la Bce: questa è la mia riserva e la riserva che avevo prima, pur essendo favorevole al suo utilizzo».

Quel che appare ormai certo è che in ogni caso il governo non ha intenzione di occuparsi della questione, e quindi lancia la palla in tribuna. O meglio, in Aula.

«Di Mes si occuperà il Parlamento», ha sottolineato il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, in conferenza stampa dopo l’approvazione in Cdm del nuovo Codice degli appalti. Concetto peraltro già annunciato poche ore prima dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti Chi non ci sta è il terzo polo, che presenta una proposta di legge per la ratifica del trattato. «La maggioranza ci propone un insopportabile balletto sul Mes - ha detto Matteo Richetti, capogruppo di Azione- Italia viva alla Camera - Ma noi siamo stanchi che l'Italia, oltre a perdere la faccia, perda anche occasioni e risorse per sostenere lo sviluppo delle nostre imprese, della nostra sanità e dei nostri servizi».