«Scendo in campo, guiderò le liste di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni». È arrivato l’annuncio atteso di Giorgia Meloni in chiusura della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara. «Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo» sulla scheda alle Europee, Nel suo intervento a 360 gradi e che ha toccato tutti i temi, infiammando la platea del suo partito. E lei sottolinea subito: «Si diceva che Fratelli d’Italia non avesse una classe dirigente, penso che invece manifestazioni come questa dimostrino la qualità della nostra classe dirigente. Ecco una splendida diapositiva di risposta a chi dice che sono sola e intorno non ho persone capaci. Inoltre ho visto in questi giorni lo stesso spirito e la stessa passione di quando eravamo un piccolo partito che combatteva solo per riuscire a dire la sua. E ancora adesso che siamo il primo partito italiano abbiamo la stessa voglia di allora. Abbiamo visto in passato partiti che si accontentavano di gestire il potere, ma per noi non è così, non ci interessa un potere che non serva a migliorare la vita delle persone. Per noi il potere non sarà mai qualcosa a cui guarderemo con bramosia: l’unica cosa a cui guardiamo sono i nostri principi e la realtà che vogliamo costruire. E questo è un problema per molti perché le idee fanno paura».

In vista delle Europee annuncia: «Vogliamo mandare la sinistra all’opposizione anche in Europa, come in Italia. Quando noi diciamo “mai con la sinistra” non stiamo utilizzando uno slogan buono da campagna elettorale ma da buttare il giorno dopo, parliamo di qualcosa che è nel nostro Dna. Vale a Roma e vale a Bruxelles, non ci interessa stare con tutti o dove stanno tutti».

«Mancano poche settimane alle elezioni del 8 e 9 giugno. Io ricordo molto bene quelle del 2014, il nostro partito era nato da poco e avevamo pochi parlamentari che facevano opposizione all’allora governo Renzi. Alla fine mancammo di pochissimo il quorum del 4%. Ma quella delusione non ci ha tolto la determinazione e alle Europee del 2019 abbiamo messo insieme il 6,5% dei consensi, e per la prima volta ottenevamo un risultato che ci metteva al riparo da qualsiasi soglia di sbarramento. Quello fu uno spartiacque. Sapevamo che da quel momento potevamo diventare una forza determinante. Poi abbiamo impiegato solo 3 anni a trasformare quel 6,5% al 26,5%, e siamo diventati primo partito d’Italia. Ricordo questa storia per ricordare a me stessa e a voi tutti che quello che abbiamo conquistato non è frutto del caso: ci siamo conquistati ogni centimetro con fatica e sacrificio, non è stata fortuna ma ostinazione. Gli italiani hanno scelto noi per guidarli in uno dei momenti più difficili della storia europea».

«Quello che ci siamo guadagnati non è un dato acquisito per sempre, dobbiamo continuare a guadagnarcelo», dice Giorgia Meloni ai suoi e non nasconde che la fiducia degli elettori del centrodestra «fa tremare i polsi ma non tradiremo quei milioni di italiani che si sono rifiutati credere alle menzogne della sinistra e dei suoi menestrelli, con il campionario delle balle spaziali propagandate dentro e fuori i confini nazionali, anche a rischio - avverte - di danneggiare l’Italia. Ma - incalza - non ha funzionato e non sta funzionando».

«Chi oggi plaude a Enrico Letta e a Mario Draghi bollava le nostre critiche come oscurantismo o negazionismo: la verità è che abbiamo sempre avuto ragione noi, non era negazionismo o oscurantismo, era banale realismo».

Alla platea Giorgia Meloni confessa: ««Ragazzi vi confesso che sto facendo del mio meglio ma diciamo che è come se stessi dentro all’ottovolante... Voi sapete di questa cosa che ogni tanto mi viene nelle orecchie e mi fa venire delle vertigini tremende. Quindi sto qui e cerco di stare ferma ma se mi vedete che sbando non vi preoccupate, ce la faccio».

Come è nel suo stile la presidente del Consiglio non ha risparmiato  stoccate: «Mentre preparavamo questa kermesse ho visto che il Partito comunista, perché ancora esiste un partito comunista, tanto per capire dove sono i nostalgici dei totalitarismi, ha protestato e fatto esposti sulle autorizzazioni, ma eravamo in regola, perché noi facciamo le manifestazioni autorizzate e non andiamo a disturbare quelle degli altri. Ma non è possibile impedirci di parlare di politica: noi abbiamo portato avanti le nostre idee quando non avevamo un palco ma solo le nostre voci. Ma non ci sono mai mancate le idee, né il coraggio per portarle avanti e la determinazione per realizzarle».

Toccando anche i temi sensibili per il suo popolo, a cominciare dai migranti: «Abbiamo stretto un accordo con Edi Rama e apriti cielo, la sinistra ha proposto di cacciarlo dai socialisti europei invece di ringraziarlo per aver agito in nome della solidarietà europea, lo hanno linciato. Addirittura Tele-Meloni, ce l’avete presente no Tele-Meloni? Ha confezionato un servizio sull’Albania in cui si dipingeva come un narcostato. Aiutatemi a mandare a Rama e a tutto il popolo albanese la nostra solidarietà». Attaccando Report per il suo servizio sull’Albania dopo l’accordo sui migranti. E aggiunge: «La sinistra non ha alcuna soluzione da proporre o non ha il coraggio di proporre la sua unica soluzione che è quella dell’accoglienza indiscriminata. Ci dicano, in Italia e in Europa, dove vogliono stare gli altri: ci dicano se vogliono stare con noi dalla parte della legalità e dalla parte di chi combatte i nuovi schiavisti, o se vogliono stare dalla parte dell’immigrazione illegale di massa che fa la fortuna di quelle reti criminali. Lo chiedo in particolare alla segretaria del Pd, Elly Schlein: serve, su questo, una parola chiara».

Giorgia Meloni rivendica una “sua” vittoria: quella della «prima volta di un Pontefice che partecipa a un G7, perchè per la prima volta l’innovazione rischia di mettere a repentaglio la centralità dell’uomo e noi dobbiamo interrogarci su come si possa affrontare affrontandone i rischi e cogliendone le opportunità».

E sul G7 sottolinea: «È tornata l’Italia nel Mediterraneo allargato, un ambito dimenticato per molto tempo. È tornata l’Italia in Africa, come apripista di un approccio non più predatorio o paternalistico, un approccio a cui ora tutti guardano con attenzione. È tornata l’Italia nei grandi consessi internazionali, non rinunciando mai a porre temi sfidanti come continueremo a fare nell’anno della presidenza del G7. Il G7 dei leader sarà l’occasione per ribadire la ritrovata centralità della nostra nazione sullo scenario internazionale».

Sul ruolo del nostro Paese ribadisce: «L’Italia è tornata protagonista in Occidente, in Europa, nel Mediterraneo dopo gli anni del servilismo di certa sinistra, dopo gli anni del cerchiobottismo dei 5 Stelle. È tornata l’Italia che rispetta i suoi impegni internazionali, che viene guardata con rispetto perché ha il coraggio di prendere decisioni giuste anche quando quelle decisioni possono essere impopolari. Come quella di sostenere il popolo ucraino che combatte per la propria libertà contro l’imperialismo neo sovietico di Vladimir Putin, lo facciamo perché noi non siamo dei nostalgici dell’Unione Sovietica, lo facciamo perché siamo convinti che farlo sia nell’interesse nazionale italiano e lo facciamo soprattutto perché vogliamo la pace ma sappiamo anche che la pace si costruisce con la deterrenza, non con le bandierine colorate sventolate nelle piazze e neanche con il cinismo di chi scrive nel proprio simbolo la parola pace per tentare di raccattare qualche voto in più sulla pelle di un popolo martoriato e della nazione che si rappresenta».

Parla di Made in Italy «Va fatto ancora molto in Europa per difendere il Made in Italy e contrastare l’italian sounding, quei prodotti che nulla hanno di italiano ma che si spacciano per italiani per tentare di imporsi sui mercati mondiali a discapito di chi produce veramente in Italia. Vale per il formaggio, per l’abbigliamento e anche per le automobili. A buon intenditor, poche parole...».

Sul superbonus, indicato dal ministro dell’Economia Giorgetti come una iattura, la presidente del Consiglio lo definisce «la più grande patrimoniale al contrario mai fatta in Italia, una redistribuzione dalle fasce deboli alle fasce ricche. E poi ci si chiede perchè la sinistra va così forte nei quartieri chic, pieni di ricchi».