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Il centrodestra taglia il traguardo di fine anno approvando la Manovra in tempo per evitare l’esercizio provvisorio, e per dare modo a Giorgia Meloni di arrivare piuttosto serena alla conferenza stampa sul “primo tagliando” al governo.
A palazzo Madama, dopo le dichiarazioni di voto, è arrivato il definitivo sì alla legge di Bilancio, sulla quale il giorno prima era stata posta la questione di fiducia. Decaduti emendamenti e ordini del giorno, al Senato non è rimasto altro che procedere alla ratifica di quanto già approvato a Montecitorio. I sì sono stati 107, 69 i contrari e un astenuto. «Sono soddisfatto di questa prima Manovra, la considero una missione compiuta – ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti –. Scritto in tempi record e in una situazione di contesto eccezionale non positivo, il bilancio che abbiamo presentato rispetta gli impegni presi con gli elettori e ha maturato prima la fiducia dei mercati e delle istituzioni europee e ora, ancora più importante, quella del Parlamento». Critiche, invece, dall’opposizione che ha stigmatizzato merito e metodo dell’approvazione. «Alla prima prova seria di governo il vostro esecutivo ha fallito – le parole di Carlo Calenda –. Non ha rispettato le promesse elettorali, non ha affrontato nessun problema strutturale, non ha cambiato quanto fatto dal governo Draghi, che pure avete fatto cadere». Indice puntato contro i condoni da parte della capogruppo del Pd Simona Malpezzi: «Sotto l’albero di Natale avete fatto trovare 12 condoni per il valore di 1,6 miliardi. Vorremmo capire cosa vi hanno fatto i cittadini che pagano le tasse, perché disincentivate la fedeltà fiscale?».
Nulla che abbia turbato la premier Giorgia Meloni, che ha giudicato più che positivo il lavoro fin qui svolto dal suo governo e ha tracciato la rotta per i prossimi mesi, spaziando dalla politica internazionale all’economia, con un passaggio sulle riforme costituzionali e l’accento sul presidenzialismo. Fino a soffermarsi sulla nuova emergenza Covid. La premier, nel corso della conferenza stampa, ha commentato così l’allarme di nuovo divampato in Cina: «Il governo si è mosso in tempo, adesso i tamponi per chi arriva da Oriente siano una misura stabilita dall’Unione europea. I primi casi sequenziati sono varianti Omicron già presenti in Italia: per come la vedo io, credo che la soluzione siano sempre i controlli, continuano ad essere utili tamponi e mascherine, la privazione della libertà che abbiamo conosciuto in passato non credo sia efficace, lo dimostra quanto accaduto in Cina. Dobbiamo lavorare sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione».
Meloni, dunque, mantiene la linea tenuta quando era all’opposizione e, sottolineando come la situazione sia attualmente sotto controllo, ha confermato di non voler ripetere le misure stringenti adottate dai precedenti governi, seppure suggerendo l’uso di tamponi e mascherine. Un minuscolo cedimento nel quale si è subito inserito l’ex premier Giuseppe Conte. «Oggi Meloni scopre che i controlli e le mascherine sono armi indispensabili per combattere il Covid, meglio tardi che mai – ha detto il leader del Movimento 5 Stelle –. Non sfugge, infatti, che solo due mesi fa il ministro Schillaci aprì una riflessione per togliere le mascherine addirittura nelle Rsa e negli ospedali».