FdI non gradisce la “melina” di Lega e FI, che non vorrebbero confermare il governatore

Ameno di dieci giorni dal voto si infiamma il dibattito nel centrodestra. E, come al solito, è la Sicilia a tenere banco. L’isola, dopo il turno di Amministrative, dovrà decidere il candidato per le Regionali e Fdi ha le idee chiarissime, come si può facilmente intendere dopo le dichiarazioni rilasciate dal governatore uscente Nello Musumeci, sostenuto da Giorgia Meloni, nel corso della trasmissione Tagadà sul La7. «Mezza Forza Italia, il 55 per cento, ha smentito il coordinatore Gianfranco Micciché e ha detto di essere per la riproposizione del presidente della Regione uscente. Io sono già ricandidato», ha detto Musumeci. «Non c’è una sola ragione per la quale io non mi debba candidare» a meno che non cambino le regole sugli amministratori uscenti. «Se le regole cambiano allora devono valere per tutti, quindi per tutta l’Italia», è il monito, nemmeno troppo velato, che Musumeci lancia agli altri governatori del centrodestra.

Né sembra avere alcuna possibilità l’altro nome al quale starebbero lavorando, sotto traccia, Lega e Forza Italia, ostili alla ricandidatura del governatore uscente, e cioè quello dell’eurodeputato di FdI, Raffaele Stancanelli. L’asse Meloni- Musumeci, incoraggiato da sondaggi favorevoli su un’eventuale corsa solitaria, sembra solido più che mai.

Giorgia Meloni, del resto, era uscita allo scoperto appena qualche giorno fa, attaccando senza più filtri. La leader di Fdi non vuole più perdere tempo e ha chiaramente comunicato agli alleati che la decisione sulle regionali in Sicilia dovrà avvenire il 13 giugno, una volta chiuso il capitolo Amministrative. E sarà un decisione che non ammette alternative: Musumeci ricandidato oppure si rompe la coalizione. Giorgia è stata lapidaria: «Non costringetemi a far correre in solitaria Fdi».

Un messaggio molto forte che assume ancora più significato in quanto arriva dopo presa di posizione sulle Regionali in Lombardia del 2023. Attilio Fontana, governatore uscente della Lega, aspetta il via libera alla ricandidatura che è data per scontata anche da Forza Italia. Ma Fdi si è messa di traverso e ha bloccato ogni ipotesi in discussione: prima si risolva la questione in Sicilia e poi si passerà ad esaminare la situazione nelle Regioni

chiamate al voto successivamente.

Giorgia Meloni e i suoi, insomma, fiutano l’aria e vogliono incassare il massimo dei dividendi possibile. Fdi, del resto, è riuscito a ricavarsi un ruolo di primo piano anche a livello internazionale. Mentre Silvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno inanellato una gaffe dietro l'altra sulla guerra, Meloni ha sposato completamente la causa atlantista e ogni decisione assunta da Nato e Europa. Fdi si è praticamente allineata alle posizioni del governo guidato da Mario Draghi, pur essendo all'opposizione.

La strategia di Fdi per arrivare all'obiettivo, a questo punto, ha solo necessità che dalla tornata elettorale della prossima settimana arrivino i risultati preventivati, con un distacco importante nei confronti degli alleati e con una bocciatura del referendum per mancato raggiungimento del quorum. A quel punto Meloni per dare il suo via libera all'unità al turno di ballottaggio nei Comuni in cui il centrodestra è diviso e procedere agli accordi per le regionali del 2023, compresa la Lombardia, vorrà prima di ogni altra cosa il sì sulla ricandidatura di Musumeci in Sicilia. Ma le questioni che Fdi porrà al tavolo degli alleati, sfruttando il momento di forza, saranno anche quelle relative ad un accordo sulla prossima legge elettorale che eviti qualsiasi ripiegamento su forme di proporzionale e una presa di posizione chiare sulle gestione delle alleanze all'indomani dei risultati delle prossime elezioni politiche: nessun governo Draghi bis e nessun accordo con forze di centrosinistra.